venerdì 28 settembre 2012

Ribelle, The brave - Mark Andrews, Brenda Chapman (2012)

(The brave)

Visto al cinema.

Alla principessa Merida va stretta la carriera di regina che sua madre vuole farle interpretare a tutti i costi nella vita. Quando i genitori decidono che deve andare in sposa obbligata al primogenito di un altro clan lei si ribella definitivamente, fugge e trova rifugio da una strega alla quale chiederà un aiuto per "cambiare" sua madre. SPOILER, la strega le fornirà un dolce che si rivelerà avere il potere di trasformare gli uomini in orsi; con la amdre così modificata dovrà fuggire nella foresta per non farla uccidere dagli uomini del castello.

Il primo film della Pixar con una protagonista donna è anche uno dei pochi con degli esseri umani. In ogni caso la casa di produzione californiana riesce a mettersi tranquillamente nella scia delle eroine disneyane classiche con tutti i crismi (la ribellione, la voglia di indipendenza, la lotta), ma dall'altra parte finalmente si sgrava di una visione anni '50 che è rimasta fino ai nineties nelle opere Disney, in questo film infatti la protagonista deve fare unicamente i conti con se stessa (senza bisogno di sfide decisive d'altro tipo) e riuscirà a realizzarsi (e quindi a riportare un equilibrio nella storia) unicamente crescendo (e facendosi accettare dalla madre) senza bisogno di innamorarsi/sposarsi con un principe di turno.

Se questo non fosse sufficiente c'è anche da sottolineare come tutto il film sia un'opera discretamente affine a capolavori di Miyazaki (seppure declinati in una versione parziale vista da uno statunitense). C'è un'importante commistiene fra magico e reale senza che ciò crei difficoltà a nessuno (e i fuochi fatui sono molto miyazakiani), c'è un necessario ritorno alla natura per ritrovare sé stessi, ma soprattutto non c'è un nemico vero e proprio (tutto è causato dall'orgoglio di Merida e la strega è tutto sommato un personaggio propositivo; SPOILER l'orso che attacca il padre è una vittima di un incantesimo dovuto al proprio orgoglio al pari della protagonista, ecc...). Dirò di più, c'è anche un sottotesto di contro la guerra anche se solo sfiorato.
Infine c'è da dire che l'animale preso a protagonista della vicenda è un orso; di fatto un classico della Disney che viene riproposto con gli stilemi classici (più che a Koda o Baloo, a me ricorda molto la gestualità di Humphrey Bear).

Detto ciò bisogna parlare dell'animazione... sarà che ho dimenticato i capitoli precedenti nel dettaglio; ma questa mi è parsa la migliore in assoluto. Ovviamente la Pixar è lo stato dell'arte in questo campo, ma Ribelle sembra proprio aver raggiunto un vertice impressionante. I movimenti di Merida sono assolutamente credibili e perfetti, s ein più ci si somma quella selva di capelli che sembrano disegnati a pastello e riescono ad avere nel contempo verosimiglianza e vita propria. Inoltre anche l'orso ha una gestualità caricaturale ma ineccepibile specie nella prima scena in cui compare. In generale l'intero film è realizzato più dalla comunicazione del corpo (l'orso che non può parlare, i tre fratellini della protagonista, il linguaggio non parlato della strega o la perfezione del corvo, la governante del castello che urla più che parlare) divenendo un perfetto film di gag slapstick realizzati in maniera incredibile.
Altro importante capitolo le location che fanno da sfondo e in alcuni brevi momenti divengono praticamente pate integrante del racconto (come nel finale).
In due parole, animazione migliore di sempre sia nella verosmiglianza sia nella caricature e grande uso delle location.

Ovviamente il film nel complesso è fantastico.

PS: il film, come sempre è preceduto da un corto stavolta realizzato dall'italiano Enrico Casarosa (il che mi rendo orgoglioso) intitolato "La Luna", un piccolo capolavoro dalla trama esile esile che però premia un'idea dolce e poetica il giusto realizzata con una grazia vintage che non si vedeva da un pò.

martedì 25 settembre 2012

Madagascar 3: ricercati in Europa - Eric Darnell, Tom McGrath, Conrad Vernon (2012)

(Madagascar 3: Europe's most wanted)

Visto al cinema.

Al terzo capitolo, la svolta, sotto ogni punto di vista.

Dopo essere giunti in Africa i pinguini fuggono con un aereo tenuto in volo dalla forza di braccia delle scimmie e vanno a Monaco per giocarsi l'oro che hanno trovato; promettono di tornare a riprendere i quattro protagonisti. Non vedendo nessuno dopo molti giorni, i 4 decidono di andarci da soli in Europa... a nuoto. Li metteranno a soqquadro Monaco, verranno inseguiti da una animalesca accalappia-animali e fuggiranno in un circo verso l'Italia (dove verrà rubato anche l'anello al Papa); riorganizzeranno gli spettacoli circensi per poter avere successo e cominciare una tournée in America. Riusciranno finalmente a raggiungere New York! ma si renderanno conto che ormai le gabbie vanno strette e preferiranno rimanere con il circo.

Per prima cosa il cambio di prospettiva finale è forse prevedibile durante l'andamento del film, ma rimaneggia completamente quella che era la colonna portante dei primi due capitoli (ma che ora sarebbe stata solo una zavorra); ma soprattutto il film diventa una totale follia dadaista. Tutto è ormai inverosimile, tutto è follia da cartone animato classico (c'è tutta la follia dei corti animati anni '30 e della comicità americana derivante da "Hellzapoppin"), fino all'apice raggiunto dallo spettacolo circense messo in scena dove il film diventa un misto tra il sogno alcoolico di Dumbo e un videoclip anni '80.

L'idea di sterzare verso l'anarchia totale è effettivamente il colpo vincente, rendendo divertente tutto il film e più fresca la storia. Inoltre permette senza problemi una serie infinita di seguiti.

Forse quello che più sorprende è che Madagascar è una delle poche serie (di cartoni, ma anche di film in genere) che è costantemente migliorata seguito dopo seguito.

venerdì 21 settembre 2012

Shakespeare a colazione - Bruce Robinson (1987)

(Withnail and I)

Visto in Dvx.


Pompato come un cult del suo periodo, nonché come uno dei film più divertenti di sempre (…si ok, la fonte era una classifica di imdb, conta poco è vero), nonché opera prima di Robinson, sceneggiatore del pregevole “Urla dal silenzio”, nonché regista del pessimo “The rum diary”. Dovevo vederlo.

Mi duole molto dire che l’inizio mi ha colpito in negativo. La storia di questi due amiconi, aspiranti attori di teatro che, nel 1969, tirano a campare alla meglio, ubriacandosi il più possibile e sfruttando uno zio gay e matto parte nel modo peggiore possibile; un’ironia molto sulle sue che fa della logorrea e degli aforismi un punto di forza e presenta due personaggi che dopo aver visto Raoul Duke sembrano due gingerini. Ecco forse dov’è il vero problema, per chi, come me, lo vede per la prima volta sembra una copia sbiadita e molto meno ispirata di “Paura e delirioa Las Vegas”.

Se però si attende un attimo prima di spegnere lo schermo; quello che ne viene fuori è un film fantastico. L’ironia simil intellettuale è solo un umorismo british calato nel contesto sociale di cui parla, il rapporto fra i due ha un carattere di amicizia virile molto sbilanciata nonché un rapporto maestro/discepolo senza che nessuno dei due l’abbia chiesto, la storia si dipana con una galleria di personaggi macchiettistici, ma tutti riusciti ottenendo di parlare di molto più di quello che sembra (vedendo il finale come si fa a negare che questo film sia una storia d’amore?).
Inoltre Robinson si dimostra regista attento a non strafare, ma con una predilezione verso una costruzione delle scene più dinamica.

Dirò di più, questo film delizioso getta ulteriori ombre su “The rum diary” che, col senno di poi, si dimostra essere un tentativo di copia/incolla mal riuscito (l’ambientazione vintage, la coppia di amici alcolizzati e tendenzialmente artistoidi, l’essere al di fuori della società civile, ecc..)… e dire mal riuscito è un eufemismo.

PS: pessimo il doppiaggio in italiano. Davvero inconcepibile come tutti i doppiatori recitino male in questo film. Strana anche la scelta dei titolisti nostrani...

lunedì 17 settembre 2012

Benny's video - Michael Haneke (1992)

(Id.)

Visto in Dvx.


Un regazzino di buona famiglia con la fissa della telecamera invita una regazzina che non conosce a mangiare la pizza a casa sua, visto che i suoi non ci sono. E li, le solite cose, ci si conosce, si mangia la pizza, si apre il cuore di fronte alla sconosciuta, la si uccide. La cosa più ovvia è quella di nascondere il cadavere nell’armadio. Quando mamma e papà tornano si aspetta un paio di giorni per dirglielo (così la carne si frolla) e questi medio borghesi annoiati trovano corretto far sparire il cadavere e portare il figlio in vacanza in Egitto per una settimana per vedere se le acque s’agitano oppure no. Al ritorno (SPOILER ALERT) il regazzino si dice “stronzata più stronzata meno incastro i miei genitori per il delitto commesso”.

Film di Haneke ben prima della fama in cui il regista già comincia a trattar male i suoi personaggi. Come al solito c’è il gelo e il film è formale e spietato. Come sempre nulla viene spiegato e rimane silenziosamente immotivato ogni gesto del giovane protagonista (l’omicidio viene compiuto con un misto di fatalità e freddo menefreghismo).

Di fatto il film è effettivamente sulle solite derivazioni di Haneke e affascina per lo stesso senso di straniamento delle sue opere successive (anche se qui la fotografia non ha la grazia dei suoi ultimi film) però giunti alla fine ci si chiede esattamente quale fosse il senso; è una critica alla società borghese che giustifica tutto (purché sia il proprio figlio a farlo)? Oppure una critica al capitalismo (dato il continuo riferimento all’economia e al guadagno)? Oppure è solo una storia di quotidiana spietatezza condita con la giusta dose di omertà attiva? Si arriva alla fine del film non troppo annoiati, eppure non si capisce dove voglia andare a parare.

venerdì 14 settembre 2012

The raid: redemption - Gareth Evans (2011)

(Serbuan maut) AKA The raid

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.


Gli indonesiani lo fanno meglio; il film d’azione. Direi che negli ultimi anni gli unici che li battono sono i thailandesi (e si, mi sto riferendo alla coppia Pinkaew/Jaa).

Detto ciò, la trama. In un palazzo ci sta il capo dei cattivi e tutto il palazzo pullula di cattivi, un commando della polizia cerca di fare irruzione e dopo aver finito di proiettili saranno pacche che volano. Direi che la trama è tutta qui, ma è già sufficiente.

Il film dopo assere partito bene come film d’assedio cambia radicalmente e si trasforma in una fuga con diverse, lunghe, sequenze di arti marziali.

L’essenzialità della trama, i personaggi simpatici (le spalle del cattivo più che altro), la flebile sottotrama di doppi giochi e tradimenti, gli spazi angusti ben utilizzati e il gioco del gatto col topo rendono il film veramente all’altezza di ogni produzione americana. Ma ciò che fa la differenza sono le sequenze d’azione, da urlo quella contro la banda con il machete dove viene fatto di tutto, con una bellezza e una facilità impressionante e dove Evans (il regista) fa miracoli con la macchina da presa. Davvero la regia dei film d’azione di solito si limita a rendere chiaro quello che si vede e questo è sufficiente salvo alcune eccezioni notevoli (il già citato Pinkaew o la scena della lotta col martello di “Oldboy”), qui invece Evans ha l’idea più ingenua e geniale di sempre, segue ogni colpo, inclinandosi, spostandosi e girando seguendo le evoluzioni del protagonista rendendo il film dinamico e autoriale senza perdere nulla nella chiarezza.

lunedì 10 settembre 2012

Fuga da Los Angeles - John Carpenter (1996)

(Escape from L.A.)

Visto in tv.


A 15 anni dal lavoro compiuto aNew York, Jena viene richiamato a fare un favore al presidente; deve ripigliare la figlia fricchettona che gli ha rubato un dispositivo che può annullare tutte le forme di energia in ogni punto della terra. E dov’è fuggita se non nella California che dopo the big one è diventata un’isola dove il regime del presidente degli stati uniti porta gli indesiderati. Ovviamente la figlia del presidente si è subito messa con il capo dei ribelli (che è un novello Che Guevara).

Sostanzialmente un remake del precedente che però Carpenter sfrutta per schiacciare l’acceleratore del grottesco, sfottere pesantemente le manie della west coast (la chirurgia estetica, il surf, la mania per lo sport, ecc…), senza risparmiare colpi alla deriva imperialista made in USA.
Complessivamente, a mio avviso, decisamente migliore del precedente, osa di più e con maggiore efficacia riuscendo in un film figo il giusto e molto compatto. Personalmente non ho apprezzato solo alcune sequenze, come la folle idea di utilizzare i deltaplani…

Cast da urlo che va da Peter Fonda a Pam Grier passando per Bruce Campbell. Manca solo Borgnine e sarebbe un film perfetto.

PS: il film è ambientato nel 2012...

venerdì 7 settembre 2012

Le avventure di Tintin: Il segreto dell'Unicorno - Steven Spielberg (2011)

(The adventures of Tintin)

Visto in DVD.


La storia di Tintin non è brutta, ma sostanzialmente inutile. Ho sempre disprezzato il supponente ragazzetto belga e Spielberg mi ascolta portandolo all’altezza di un comprimario.
Come dicevo la storia è inutile (un lungo inseguimento di un tesoro in giro per il mondo) perché quello che conta sono le immagini.

In primo luogo è il film di motion capture migliore che abbia mai visto; lo stile è cartoonistico, ma i movimenti sono fluidi da far spavento e, avvalendosi di qualche mostro sacro di questa tecnica (Peter Jackson e Andy Serkis nei panni del capitano Haddok) quel che ne viene fuori è lo stato dell’arte in questo momento.
In secondo luogo, e questo è quello che più conta, Spielberg utilizza la motion capture per un motivo (cosa che distingue la moda dall’arte) realizzando lunghi, lunghissimi piani sequenza di pura azione come mai se ne sono visti nella storia del cinema. Questo è un film che va visto per l’enorme capacità di creare storia e azione in contemporanea e per la qualità dell’action stessa.

Su tutti due momenti da ricordare per sempre. La sequenza in cui Haddok racconta la storia del suo antenato in cui il piano sequenza non si realizza solo nello spazio, ma addirittura nel tempo. La seconda, la scena dell’inseguimento delle mappe in Marocco; ad oggi la scena d’azione più complessa e articolata che abbia mai visto, qualcosa di così tracotante ed eccessivo che fa letteralmente mancare il fiato. Da vedere assolutamente e chissenefrega se a qualcuno non piacciono i cartoni animati, questo è uno dei film da vedere.

PS: fantastico il cast, assolutamente distinguibile dietro all'animazione per una gestuilità restituita pari a com'è stata fatta.

lunedì 3 settembre 2012

Ai confini della realtà - Rod Serling (1959)

(The twilight zone)

Vista in DVD.


Negli anni ’50, Rod Serling ebbe l’idea di creare un telefilm diverso da tutti gli altri della neonata tv, un tele film di fantascienza con puntate separate le une dalle altre tutte costituite da microstorie autoconclusive. Onestamente non so se all’epoca fosse di per se un’idea accettabile oppure fosse un epoca di grandi sperimentazioni, quello che è certo è che l’episodio pilota fu un successo e il telefilm venne prodotto. Serling di idee geniali ne aveva a iosa, ma si fece afiancare dall’ottimo Charles Beaumont e dal geniale Richard Matheson.

Di fatto questi tre autori diedero vita all’opera televisiva più originale di sempre.
Le puntate si compongono tutte del classico teaser in cui la normale giornata del protagonista viene improvvisamente sconvolta, dopo la sigla l’episodio prosegue con lo svolgimento fino al twisted plot finale (quasi sempre presente).

Fuori discussione che sulle 36 puntate alcune risultano piuttosto lente nello svolgimento, alcune oramai stupide o prevedibile e alcune addirittura noiose ("Una sosta a Willoughby" ad esempio). Tuttavia la potenza della serie è nell’aver creato mondi immaginari assolutamente originali senza mai schifare ambiti particolari (mondi alieni, l’aldilà, ecc..) attingendo a quel poco che c’era stato prima di loro ("Il sarcofago" ha il sapore di “Viale del tramonto”) e influenzando pesantemente tutto il modo di fare fantascienza successivo (echi della serie sono presenti ne “Il pianeta delle scimmie” fin dalla struttura del film).

Impossibile non citare “Tempo dileggere” tra le puntate più rappresentativi della serie essendo stato citato da tutti (i Simpson e Futurama ne hanno reso omaggio in più occasioni), ma molti sono gli episodi meritevoli d’essere visti, quasi tutti quelli compresi fra il numero 10 (“La notte del giudizio) al 20 (“Tre uomini nello spazio”), ma anche “Ore perdute” la cui trama verrà riproposta anche da Dylan Dog in “Incubo di una notte di mezza estate”; ma il mio preferito rimane “Mostri in Maple Street”, niente di particolare, ma geniale nella sua semplicità.
Un telefilm da vedere, perché godibilissimo ancora oggi. 

PS: alcuni interpreti di lusso partecipano ad alcune puntate, decisamente il pezzo da 90 è Ida Lupino ne "Il sarcofago". "La giostra" invece rappresenta l'esordio di un giovanissimo Ron Howard.