giovedì 15 novembre 2012

The story of film: an Odyssey - Mark Cousins (2012)

(Id.)

Visto al cinema.

La storia del cinema raccontata dagli albori fino al futuro del cinema attuale. La trama è semplice, ma il modo di farlo è quantomai articolato per la tentacolarità dei discorsi possibili. L'idea effettivamente buona di Cousin è quella di ragionare per gruppi, raccontando non ogni dettaglio o idea cinematografica anno per anno, ma quello che si potrebbe definire lo zeigeist dei vari periodi cinematogrfici; inevitabile quindi che molti personaggi singoli, grandi, ma non grandissimi, siano rimasti fuori (Tod Browning, per fare un esempio eclatante, a cui tengo a livello personale). L'idea però premia per la maggiore concisione, la migliore discorsività nel presentare una storia complessa e poi nasconde alcune chicche (soprattutto perché spazia geograficamente ovunque).
Decisamente disdicevole a scelta di non parlare per nulla dei film di genere che non abbiano segnato un periodo storico definito. In altre parole Cousins parla del noir (e ci mancherebbe) o del gangster movie, ma non cita mai neppure un film horror o di fantascienza fino a "Ringu". Scelta opinabilissima e a cui sono molto contrario, ma che rientra sempre nel discorso dei limiti di tempo, già così il documentario dura 15 ore...

I lati veramente negativi sono due.
Il primo è che esteticamente Cousins vuol riempiere il documentario di immagini cariche di significati, ma nons contate, non da cartolina, il che è positivo, ma sostanzialmente non rende, è troppo ripetitivo, non ha un bacino di immagini adeguato e soprattutto lo scorrere delle immagini è troppo lento.
Il secondo grande problema è che Cousins è un vecchio. Non so se anagraficamente, ma mentalmente lo è. Se il documentario funziona bene fino agli anni '80 (più o meno), con l'avvento degli anni '90 Cousins si perde e comincia a declamare opinioni personali antimoderniste come fossero verità rivelate. In poche parole presenta tutto ciò che viene "inventato" dagli anni novanta in poi come positivo solo quando si basa apertamente ad un rimaneggiamento del passato, per tutto il resto del tempo ciò che c'è di nuovo viene ignorato o sbeffeggiato. Per fare un esempio su tutto "Matrix" viene citato solo per poter dire che negli prima di lui i registi erano ancora interessati a mostrare qualcosa di meglio, ad un parlare più alto (può piacere o meno, ma è fuori da ogni discussione l'importanza di "Matrix"). C'è insomma un pò di partitismo ottuso che si poteva evitare con facilità.

Nell'epilogo poi c'è troppa enfasi che riesce a rovinare un pò tutto il mood... ancora non riesco a capire cosa volesse dire con "youtube subacqueo".

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