lunedì 29 settembre 2014

Hellraiser, La stirpe maledetta - Kevin Yagher (1996)

(Hellraiser: Bloodline)

Visto in Dvx.

Diretto, ma misconosciuto da Yagher venne accreditato al solito Alan Smithee.

In un futuro piuttosto lontano, su un'astronave, un pazzo vuole attivare la scatola dei cenobiti utilizzando un robot; appena dopo averli riportati nell'aldiqua viene interrotto da dei militari che lo arrestano per aver parcheggiato in divieto di sosta (ovviamente non ricordo il motivo reale).
A questo punto salto indietro nel 1700 circa. Un vizioso nobile francese chiede all'antenato del pazzo di costruire una scatola su sue indicazioni, ecco l'origine dei cenobiti. Verrà evocato un demone donna che ucciderà a caso.
Zompo in avanti 1996, l'ennesimo parente del costruttore della scatola è un architetto tanto imberbe quanto famoso e costruisce tutto un grattacielo con le indicazioni dell'antenato... ecco ora non mi è chiaro perché i cenobiti lo vogliano a tutti i costi far fuori e perché lo incitino a costruire la megascatola che (nel futuro) li farà sparire tutti quanti...

Sembra che la saga di Hellraiser sia stata in costante caduta libera. Quando uno pensa che abbiano raschiato il fondo (e che quindi dalla volta prossima non facciano niente di nuovo, ma magari un horror normale), il film successivo stupisce tantissimo. Qui si cerca di spiegare tutti i retroscena rimasti aperti (operazione di per se non necessaria), con una sceneggiatura raffazzonata dal robivecchi, che ricicla il 1700 per metterci un pò di arredamento decadente (chissà perché per mostrare la presenza del demonio è sempre necessario buttare chili di camole), che utilizza il '96 solo per acchiappare il pubblico di regazzine (il protagonista è il classico fighetto anni '90: faccia da bravo ragazzo, capelli biondi alla Beverly hills, camicia sopra la maglietta), infine usa il futuro per... beh ormai aveva già usato i salti temporali.
Innumerevoli inoltre le parti non chiare (come può Pinhead conoscere la demonessa se lei ha abbandonato il loro mondo 200 anni prima che lui venisse creato? Perché sono tanto ossessionati dalla costruzione della megascatola che poi li distruggerà?) che aiutano a rendere irritante una storia arruffata.
Inutile dire che la paura non c'è neanche di striscio.

Unico punto a favore è il ritorno di un piccolo esercito di cenobiti (due creature nuove, di cui una doppia) ben curati dal punto di vista del trucco (una nuova donna cenobita di livello adeguato e i due gemelli uniti per la faccia che tutto sommato ci stanno), non come quelle porcate fatte per il precedente.

Ultimo film dove partecipa, anche se superficialmente, Clive Barker, ultimo film della serie ad andare al cinema... era ora che la smettessero.

PS:Inutile continuare con i "Forse vi ricorderete di me per scene come" perché di scene da ricordare non ce ne sono.

venerdì 26 settembre 2014

Ma l'amor mio non muore! - Mario Caserini (1913)

(Id.)

Visto in Dvx.

La figlia del capo di stato maggiore (di una nazione fittizia) viene costretta all'esilio in Francia dopo che il padre è accusato di tradimento per aver perduto alcuni piani top secret (in realtà trafugati), per il dolore l'anziano militare si toglie la vita.
La giovane esule viene costretta a ricostruirsi una vita come cantante di vaudeville. Ovviamente avrà un enorme successo ed in incontrerà un giovane di cui si innamorerà follemente... peccato che il giovane sia il figlio del granduca della nazione natale; sarà costretto dal padre a tornare in patria. Quando però il giovane tornerà a cercare l'amata la troverà morta, uccisasi con del veleno per il dolore della loro separazione.

Melodrammone dal passo d'annunziano che è, e viene gestito come, un romanzo d'appendice. Storia ovvia e trascinata per le lunghe, scene statiche di impostazione teatrale che si dilettano nel mostrare molto chiacchericcio senza far succedere granché.
Unico motivo per vedere questo film è anche l'unico motivo per cui è ancora famoso, la presenza di Lydia Borelli. La Borelli fu una famosa attrice teatrale qui per la prima volta prestata al cinema. In questa sua opera prima divenne un'istant diva, creò un codice recitativo (quello sinuoso da dark lady seducente, sopra le righe, fatto di gesti lenti ed ampi, polsi sempre piegati, sguardi in tralice... in una parola, uno stile teatrale esagerato) che furoreggiò fra le attrici del periodo e fra le tenebrose ragazze dell'Italia degli anni '10 che volevano essere bohème a tutti i costi. Inventò il divismo e divenne una vamp.

mercoledì 24 settembre 2014

L'aereo più pazzo del mondo - David Zucker, Jim Abrahams, Jerry Zucker (1980)

(Airplane!)

Visto in tv.

Su un'aereo un'intossicazione alimentare mette ko l'equipaggio, per fortuna l'ex di una delle hostess (ex ragazzo, ma è pure un ex pilota di guerra) è salito di straforo (erano gli anni '80) e sarà costretto a far atterrare l'aereo vincendo i propri demoni.

Parodia comica di un certo genere catastrofico e superomistico degli anni '70; nonché primo film da registi dei ZAZ, ma il secondo come gruppo (sceneggiarono "Ridere per ridere") e sulla falsa riga di quanto già fatto insieme. Quello che crearono qui non fu solo un film comico, ma furono le linee guida della comicità anni '80 (fino ai primo anni '90) che proseguirono a condurre per mano coi loro film successivi come "Quelli della pallottola spuntata" (in realtà la serie tv che ispirò il film) o opere in solo practice come "Hot shots!".

Caposaldo della mia filmografia da regazzino, ma era una vita che non lo rivedevo. Le cose che ho notato sono diverse. In primo luogo la prima parte riesce ancora ad essere efficacissima, è eccezionale la ricchezza di dettagli nelle gag ed il fatto che l'intero mondo è composto da persone fuori di testa (nei film comici d'oggi, generalmente è uno il personaggio comico tout court, spesso più sfigato che pazzo) con uno stile cartoonistico molto vicino al primo Howard Hawks (ma, si veda "Susanna!" come esempio, lo stesso Hawks faceva fatica a gestire). In secondo luogo il fantastico Leslie Nielsen qui ci mette la sua faccia facciosa, ma la parte in cui è confinato è piuttosto dimenticabile e avrebbe potuto essere recitata da chiunque... comunque mi fa sempre piacere vederlo e tanto mi basta. Infine la traduzione; sarà scontato, ma non mi sono mai accorto prima delle difficoltà che devono aver affrontato i traduttori italiani, metà delle gag sono a livello linguistico (doppi sensi, botte e risposte, incomprensioni, ecc...) e la traduzione non riesce a stare al passo, per ogni battuta ben ricostruita ce ne sono due scontate, cretine o non tradotte del tutto (dal napoletano messo in bocca ai due passeggeri afroamericani alla sequenza nella torre di controllo dove viene lanciata una lancia e cade un cocomero).

lunedì 22 settembre 2014

Signore delle illusioni - Clive Barker (1995)

(Lord of illusions)

Visto in Dvx in lingua originale sottotitolato in inglese.

Il capo di una setta (piuttosto simile ad Aleister Crowley) vieni ucciso da un gruppetto di pentiti di quel culto (tra questi anche il suo figlioccio spirituale). 13 anni dopo i 4 vendicatori muoiono ad uno ad uno; un investigatore (interpretato da un improvviso Scott "Quantum Leap" Bakula) viene pagato dalla ricca e annoiata moglie di uno dei morti per indagare... ma vuoi vedere che quei trucchi di illusionismo non erano finti? ma vuoi vedere che di morti veri e propri ce ne son pochi?

Mi sono recentemente preso male con Clive Barker come autore e come regista... il dramma è che le mie altissime aspettative (fomentate da un fazioso Nocturno) vengono sistematicamente prese a calci nei testicoli.
Questo filmone metafisico sulla morte e e sulle illusioni; questo horror mentale e luciferino; è in realtà la solita brodaglia horror anni '90 con pretesti patetici per far succedere le cose, un uso orribile del CGI e neppure una idea di base buona (come almeno aveva Hellraiser).
La storia è noiosissima, intuibile fin dall'inizio, i personaggi scontati, la paura assolutamente assente ed il mondo della magia (ambiente entro cui dovremmo lentamente farci catturare, per poi scoprire che può essere tutto vero) è solo una serie di soprammobili e personaggi con accenti strani che giocano con le carte.
Il lungo (troppo lungo!) finale poi è la ciliegina sulla torta. Ha l'unica idea carina del film (gli adepti inglobati nel terreno) e una serie infinita di chiacchericci conditi con nonsense che (spoiler) fanno vincere i buoni (a cosa serve farsi sollevare da terra per spingere di sotto il cattivo? perché mentre cade semplicemente non si mette a levitare come ha fatto fino a 2 minuti prima).
Film insalvabile.

venerdì 19 settembre 2014

Sfida infernale - John Ford (1946)

(My darling Clementine)

Visto in Dvx in lingua originale sottotitolato in inglese.

La storia di Wyatt Earp e dei suoi fratelli; giunti a Tombstone con la loro mandria saranno derubati ed il più giovane verrà ucciso; Wyatt diventerà sceriffo per trovare gli assassini, nel frattempo si legherà ad un tormentato (e solo parzialmente onesto) Doc Holliday.

Un film western che ha l'andamento calmo e sicuro del classico con poche idee nuove, in realtà del western canonico centra poco; anzi a dirla tutta del western in generale ha poco. La sparatoria finale (quella sfida all'O.K. Corral che qui viene portata sullo schermo per la prima volta) è solo il pretesto per far finire alcuni personaggi, per far muovere il protagonista in quell'ambiente e, credo, anche per giustificare l'ambientazione di frontiera; tutto si conclude in 10 minuti. Il resto del film è il rapporto conflittuale di amicizia virile fra il classico impeccabile protagonista americano e un poco di buono locale con più scheletri che armadi, ma fortemente morale.
Se le battute migliori (e quelle più divertenti) sono tutte di Fonda, l'unico personaggio con un minimo di spessore è quello di Mature (che mi sconvolge non vedere con addosso una tunica)... va detto che comunque non ce n'è per nessuno, Fonda si mangia tutti a uso ridere.

Il film è gradevolissimo nello sviluppo e nel ritmo e riesce magistralmente a gestire le luci e le ombre (soprattutto nelle scene in notturna) dimostrando le capacità di un ottimo John Ford.

mercoledì 17 settembre 2014

Taxidermia - György Pálfi (2006)

(Id.)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Tre episodi di tre generazioni.
Nel primo, inizio novecento, un soldato (che non combatterà mai) deve sottostare agli ordini del comandante amante del sesso, purtroppo il soldato è un masturbatore compulsivo e ne ricaverà solo danni.
Nel secondo, il figlio (surreale) del soldato è un campio nazionale (ungherese) nelle gare di chi mangia più velocemente, con l'amico e collega si contenderà l'amore di una donna.
Nel terzo, il figlio dello "sportivo" si prende cura dell'obesissimo padre e porta avanti il suo lavoro di tassidermista fino alle estreme conseguenze.

Film surreale, ma costruito in maniera talmente verosimile (coprattutto nella seconda parte, dove lo "sport" è trattato con una serietà magnifica) che lo fa sembrare una sorta di realismo magico cinematografico.
Il film è un dramma di persone sole e tradite, ma con il ritmo di un nerissimo film grottesco, diverte mentre si ride degli abissi di sozzura di quelle persone. In ogni caso, è fuori discussione che Pálfi voglia colpire duro (e molto scorrettamente) mostrando scene esplicite di sesso, vomito a getto, sezione di corpi e atti violenti, ma anche questo lo fa con una naturalezza ed una cura dell'inquadratura da far sembrare tutto naturale e (fino ad un certo punto) tollerabile (la vivisezione finale, il vomito ed il rapporto sessuale sopra il maiale ucciso sono così ben realizzati da essere ineccepibili dal punto di vista formale).
Quello che però vince è la forma. Un film che ha molto in comune con un Hess (la fisicità dei personaggi, la cura maniacale nel mostrare i limiti dei perdenti e l'altrettanto maniacale cura della fotografia e della costruzione delle scene ), ma molto più estremo. Da Hess di distacca notevolmente (oltre che per la storia) per gli enormi movimenti di macchina; la macchina da presa fa di tutto, carrellate e panoramiche (nel primo episodio c'è una carrellata laterale per mostrare il tempo che passa e l'andamento della storia e una panoramica a schiaffo verticale per lo stacco temporale), dettagli voyeristici insistiti; tutto questo unito ai colori attentamente scelti (nella seconda parte il rosso comunista) e la già citata cura nella disposizione dei personaggi (e dei loro corpi) crea un film esteticamente bellissimo.

Un film fatto di carne in ogni senso: nel primo capitolo come oggetto sessuale (bellissimo in quest'ottica il rapporto sessuale con la carne dei due amanti che viene affiancata con un rapidissimo montaggio parallelo, alla carne del maiale appena ucciso, che va a ricollegarsi con il terzo capitolo), nel secondo dove la carne diventa corpo, sport, cibo e grasso; nel terzo dove la carne viene declinata nella morte e nella vivisezione. Il significato di questo film (se c'è) è piuttosto superfluo.

Astenersi stomaci deboli o spettatori dalla morale sensibile.

lunedì 15 settembre 2014

Trasporto eccezionale, Un racconto di Natale - Jalmari Helander (2010)

(Rare Exports)

Visto in Dvx.

Quello che si dice di Babbo Natale è tutto falso; non che non esista, in realtà c'è eccome, ma è un enorme demone completo di corna e di vecchi nudi come aiutanti (ciao ciao ai cari elfetti nani e vestiti di verde). UN POCO DI SPOILER ALERT. Purtroppo c'è chi, senza scrupoli, l'ha quasi liberato, ora gli elfi anziani cercano di scongelarlo del tutto e, per dargli un buon risveglio, rapiscono tutti i bambini del villaggio per offrirglieli (che cosa ci farà una volta sveglio non è chiarissimo... SPOILER FINITO
I finlandesi sono uomini duri; passano le loro giornate squartando maiali, cacciando renne, mettendo armi da fuoco in mano ai bambini, facendo ottimi biscottini natalizi, squartando anziani, costruendo trappole vietnamite, avendo problemi di comunicazione coi figli. Ah e si chiamano con nomi buffi come Piiparinen! (e senza ridere).
Ecco in un ambiente del genere il geniale Helander ha pensato bene di costruire una storia alla Joe Dante su un Babbo Natale demoniaco. Sappiamo tutti quanto Joe Dante sia stato uno dei rarissimi registi per regazzini che pensava di dover offrire qualcosa in più oltre a Yugioh (va ancora di moda Yugioh?!), si veda quella perla di "Gremlins" o il recentissimo (ma molto meno riuscito) "The hole". Ecco Helander costruisce la storia JoeDantesca classica; un regazzino con padre distante, abbastanza sfigatello nell'ambiente in cui vive (neppure riesce a sopportare lo squartamento di un maiale!), scopre cosa sta succedendo sulla montagna vicina, avverte tutti, ma nessuno gli crede, almeno fino a quando non sembra troppo tardi; per fortuna lo sfigatello è sveglio e salva tutti. Ecco tutto questo in un film horror canonico, con qualche idea geniale, qualche accenno di sangue, il personaggio del vecchio rinchiuso davvero inquietante e tanti anziani nudi che corrono sulla neve.
Cosa di può chiedere di più?... forse un dinosauro... ma questa è una fissazione mia.

Helander conduce benissimo, la sceneggiatura ha alcune parti non fondamentali, ma il ritmo non cala mai, anzi all'inizio sembra muoversi pure con troppa fretta per giungere velocemente allo scontro diretto. Unica vera pecca gli effetti speciali al computer che sembrano non essersi mossi da quelli di "Jurassic Park" (scusate, fissazione mia); quindi decenti, ma oggigiorno si vede che è finto; usati comunque solo nelle scene finali dove non sarebbe possibile fare altrimenti.
Considerando gli ultimi lavori di Dante, direi che Helander rimane l'unico ad offrire film del genere veramente buoni; c'è da chiedersi cosa farà dopo...

venerdì 12 settembre 2014

Signore e singori - Pietro Germi (1966)

(Id.)

Visto i Dvx.

Storie di corna in un gruppo di amici nella Treviso, non così bigotta, degli anni '60. Un amici miei del tradimento.
Il film è diviso ad episodi.
Nel primo vanno tutti ad una festa, uno degli amici, un medico, con una moglie trofeo, porta con se l'amico che gli ha appena confessato la sua disfunzione erettile. Il finale è immaginabile.
Nel secondo il marito sottomesso di una virago logorroica trova sollievo solo nel rimirare una bella e dolce cassiera; dopo una crisi più acuta delle altre, il pover uomo si dichiara e, la cassiera, ammetterà la reciprocità di sentimenti; incomincia una bella storia d'amore brutalizzata dalle disposizioni legali fatte dalla sorella della moglie. Epilogo triste.
In ultimo, una florida ragazzotta a passeggio per la città viene facilmente sedotta da uno del gruppo in cambio di un paio di scarpe, comincia un giro di telefonate per avvertire tutti che ne possono approfittare. Solo qualche giorno dopo verrà il padre della ragazza ad avvertire che la povera era men che minorenne (15 anni). Scandalo in paese, reazione delle famiglie, giornali duri e puri che verranno però rapidamente richiamati all'ordine. Quel che si danneggia con il sesso, può però essere riaggiustato con il sesso.

Grottesca, cattiva e amorale (per l'epoca... immagino) commedia di un Germi ispiratissimo; ben più graffiante di quel capolavoro che è "Divorzio all'italiana", anche se meno efficace; qui si affida ad una galleria di personaggi meno macchiettistici (e per questo meno iconici), ma tutti ben delineati; ancora una volta si affida al dialetto usato in maniera bellissima. Se la sceneggiatura ha ritmi perfetti, Germi li mantiene altissimi (si pensi a tutto il viaggio verso la festa del primo episodio, una concitazione continua che viene mantenuta nel lungo gioco ad evitarsi e scontrarsi della festa stessa, magnifico) con la sua solita regia mobile (carrelli continui, zoom non fastidiosi, uso del dettaglio significativo, costruzione delle scene corali in senso teatrale).
Sorretto da un cast ottimo che riesce ad essere naturalissimo anche nei figuranti con una sola battuta.
La sceneggiatura poi crea, nell'episodio centrale, un clima agrodolce da tragedia d'amore (quale è in realtà) di un uomo buono martirizzato, stemperata con il tono da commedia che viene mantenuto.

mercoledì 10 settembre 2014

I signori della truffa - Phil Alden Robinson (1992)

(Sneakers)

Visto in tv.

Robert Redford è un ex sessantottino che ha messo a frutto la sua enorme capacità di violare computer ed edifici; assieme ad una squadra di ex detenuti e di un ex CIA per lavoro mette alla prova i sistemi di sicurezza delle aziende. Viene contattato da degli agenti dell'NSA per recuperare un oggetto creato da un matematico il cui utilizzo non sembra molto chiaro; sarà l'inizio di una storia piuttosto complicata.

Film di truffe che è anche un perfetto film spy vs spy con continui colpi di scena (considerando che George Clooney is the new Robert Redford direi che questo è il parente più prossimo ad Ocean's eleven che abbia visto finora). La trama è, giustamente, intricatissima; si sofferma nella parte iniziale sul lato ironico del lavoro e dei personaggi per farsi via via più gloomy fino a tornare leggera nello scioglimento finale... personalmente questo alternarsi di toni in maniera così brusca l'ho trovato decisamente sbagliato, le parti funzionano magnificamente prese singolarmente, ma unite si ha un impatto brusco dall'una all'altra.
L'idea alla base è attualissima e l'unico motivo per cui ci si rende conto di essere nei primi anni novanta è il DOS (oltre che una fotografia piuttosto bassa per gli standard attuali e un'idea di location tra il buio ed il tecnologico che è figlia di quegli anni).
La regia è a metà tra l'andare con il pilota automatico e l'inserire idee quasi autoriali (ok, sto estremizzando), ma anche qui senza una dichiarazione d'intenti chiara.

Il cast all star è piuttosto sacrificato e anche i migliori fra gli attori presenti si riducono a recitare (malamente) la parte di una macchietta.

In definitiva un filmetto agile e buono per trascorrere bene due ore, ma più di questo non c'è nulla.

PS: altro dettaglio fondamentale per cui si capisce che non è un film contemporaneo è che quando i due tizi dell'NSA si presentano a Redford lui chiede loro se sono quelli che abbattono democrazie per mettere in piedi dittature; loro rispondono "Quella è la CIA; noi siamo i buoni". Ah ah ah ah beato ottimismo anni novanta.

lunedì 8 settembre 2014

I mercenari 3, The expendables - Patrick Hughes (2014)

(The expendables 3)

Visto al cinema.
Va che poster, già c'è tutto il film

Stallone salva dal carcere Snipes (ahahahahah); dopo averlo salvato se ne dimentica, fa una missione in Somalia dove scopre che Mel Gibson è ancora vivo (avevo lo stesso dubbio anch'io). Gibson è u suo pericoloso arcinemico, quindi decide di cassare la squadra solita in favore di ventenni freschi e sacrificabili in una missione di sola andata. Nella missione di sola andata vengono catturati tutti tranne lui e dovrà scongelare dal freezer la squadra appena abbandonata (ah tra i ventenni si è infilato pure un inconsueto Banderas). Esplosioni, carri armati, motociclette, pugni e coltelli in un'Armenia mai così bistrattata come in questo film.

I lati positivi?
Mel Gibson recita. C'è poco in video, ma quando c'è ci sta bene; ha un monologo che gli riesce bene, ha una breve scazzottata finale che risulta pure credibile. Vista l'indecenza (anche da parte sua) di "Machete Kills" non era un risultato scontato.

Il tono è cambiato. L'uno era un film, il due una parodia godibilissima (ma che non permetteva ripetizioni), qui si ritorna a fare un film.

Il ritmo regge per quasi tutto il film... quasi, perché c'è una pausa centrale mica da ridere.


I lati così e così?
Wesley Snipes con così tanti capelli... quantomeno discutibile (io non credevo che li avesse).

Schwarzenegger nella sua comparsata più inutile della storia; mi fa sempre piacere vederlo e riesce sempre a dare un piglio comico (ma non ridicolo) alla situazione, però qui è veramente di troppo.
Stallone... sono l'unico che lo vede davvero invecchiato? Sono l'unico a vedere che ormai non può reggere la parte dell'attore principale per più di 10 minuti? Però come per Schwarzy, fa sempre piacere vederlo risuscitato.

Banderas. beh lui non è esattamente uno di quelli che mi aspettavo di vedere in uno dei seguit dei mercenari; quando l'ho saputo (dieci minuti prima di vedere il film) è subito venuto in mente "Il gatto con gli stivali" e basta (dai non parliamo di "Desperados")... eppure il gatto con gli stivali ci sta; è divertente, da ritmo al film, ha addirittura l'unico personaggio vero e proprio dopo quello di Stallone e nel finale tira più pugni lui della maggior parte dei comprimari.


I lati negativi?
Prepariamoci alla lista.
Ford non serve a nessuno; non è mai stato uno della cricca di attori action/machi anni '80, a fatica si è riciclato negli action veri e propri solo negli anni '90... Inoltre è davvero fuori tempo massimo; la maggior parte dei più arzilli signori che stanno nelle case di riposo italiane gli somigliano paurosamente. Non dà alcun valore aggiunto al film, né al personaggio.

Wesley Snipes utilizzato così; così poco, così male, così inutilmente.

Le pacche. Non ci sono. Sono date poco e quando vengono date vengono ammazzate dal divieto di mostrarle sennò imepdiamo ai regazzini di entrare al cinema. I pochi pugni che ricordo sono quelli di Stallone vs Gibson, Rousey vs gli uomini, Banderas e Rousey vs i cattivi... mi correggo però; queste sono le scene di pugni che mi ricordo, se devo pensare ai pugni veri e propri non mi vengono in mente... sono quasi sicuro che non ce ne fossero.

Le scene d'azione (escluso i pugni intendo). Dietro la macchina da presa si vede l'impronta stalloniana (quella macchina da presa instabile che è la cifra fin dal primo film); però a prendere le decisione grosse hanno scelto questo Hughes... sarà colpa sua o sarà colpa dell'autocensura, ma le scene d'azione sono confuse e fastidiose, così mal condotte che si attende con speranza che durino poco (e immancabilmente durano poco). personalmente do la palma d'oro alla miglior scena action non vista all'inseguimento fra auto a Mogadiscio (si intuisce che sarebbe stato gustosissimo).

A metà film Stallone decide di rimanere da solo sullo schermo, blocca il film e va in giro a cercare nuovi mercenari... erano già una decina, davvero ce ne servivano di nuovi? ok, ha scelto la gnocca, però questo è uno di quei film dove neppure la donna è fondamentale, basterebbero le pacche.


Tirando le somme, il film si segue con la dovuta attenzione, non ci si addormenta mai, anche perchè quando il film latita ci sono le battute a tenerti sveglio; però se non fosse stato della serie dei Mercenari neppure l'avrei guardato; o vedendolo per sbaglio su retequattro in terza serata, sarei andato a letto dopo mezzora.

venerdì 5 settembre 2014

La passione - Carlo Mazzacurati (2010)

(Id.)

Visto in DVD.

Un regista/sceneggiatore in declino deve contrattare con una famosa starletta televisiva la possibilità di fare un film con lei, ovviamente sarebbe la sua ultima grande occasione. Viene però incastrato a realizzare la rievocazione della passione di Cristo per la Pasqua di un paesino toscano, pena una denuncia alle belle arti per i danni che ha provocato incautamente ad un affresco.
Per realizzare la passione si appoggerà ad un attorucolo raccattato per la strada che organizzerà ogni, cosa, ma il il passato dell'attorucolo tornerà impedendogli di completare l'opera. Tutto andrà male...

Commedia agrodolce che, nel trailer, ci inganna sembrando un film comico che invece non c'è mai.
Il film però è gradevolissimo, inconcluso ed enfatico nell'eccessivo finale, ma decisamente buono nel muoversi nel resto del minutaggio... prima del finale in effetti, nonostante una certa incertezza era un film che riusciva a mescolare luoghi comuni con il loro contrario mostrando un'inarrestabile (e buffo) crollo di un personaggio.
Il cast, più che buono, appare molto affiatato dando mordente alle scene.
Buona la fotografia del solito Bigazzi.

Di fatto il film pecca di indecisione; i personaggi sono tutti sottoutilizzati, il film si conclude con un cerchiobottismo d'altri tempi; la commedia, il dramma sentimentale si mescolano in maniera non perfetta.
Un film imperfetto, che può lasciare l'amaro in bocca per il tempo perso, ma è pur sempre una gradevole perdita di tempo.

mercoledì 3 settembre 2014

L'ultimo boyscout, Missione sopravvivere - Tony Scott (1991)

(The last boyscout)

Visto in tv.

Un detective privato deve proteggere una ragazza, che però viene rapidamente fatta fuori; si mette ad indagare con il ragazzo di lei e scopriranno un giro di ricatti, bustarelle ed omicidi che comprende senatori e uomini d'affari. Da questo momento dovranno pensare a salvare se stessi.

Come si fa a realizzare un hard boiled moderno senza chiamare in causa Hong Kong? la risposta ce la da Shane Black: prendi il solito uomo distrutto dalla vita che lavora da detective privato (meglio se lo si fa interpretare ad un Bruce Willis in caduta libera dopo un paio di fiaschi, meglio se spettinato e stropicciato); gli si mette di fianco una spalla vergine dal punto di vista dell'azione a cui hanno però ucciso qualcuno di caro (se il protagonista è bianco meglio allora prendere un nero per fare da spalla); si immettono in un mondo dove è facile morire e difficile amare e dove le macchine esplodono solo a toccarle (e dove uccidere è più banale di timbrare il cartellino); gli si mette in bocca una serie infinita di battute (alcune ormai passate nell'uso comune); il tutto calato in un mondo californiano da action anni 80-90 (quando ancora le tette ed il sangue si potevano mostrare senza vergognarsi). Quello che ne può venir fuori (se si mette il tutto in mano a qualcuno di capace come Tony Scott) è un capolavoro nel suo genere.

Ecco con un cocktail del genere (e una gran botta di culo) viene fuori un film action pazzesco, con scene d'azione ottime, condite con un'ironia ed un gusto per l'assurdo ed il nonsense invidiabili (la scena dalla giga dice già tutto), il tutto immerso nel mondo complicato, oscuro e senza speranza dei noir classici (un valore aggiunto enorme che da una strigliata al concetto di action anni '90). Unica concessione al classicismo un lieto fine che tutto sommato neppure stona (e aprirebbe la porta ad un seguito).
Incredibile l'insuccesso di questo film che, di fatto, ammazzò le possibilità di creare questo nuovo genere, anzi questa rivisitazione del noir su scala più ampia ad Hollywood. Un'occasione persa. Un film da vedere (e solo dopo, casomai, disprezzare).

PS: l'unico neo che gli trovo è il titolo...

lunedì 1 settembre 2014

The town - Ben Affleck (2010)

(Id.)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un operaio di un quartiere popolare di Boston fa rapine, con grande successo, assieme a quattro sodali; deve però dividere il tutto con uno spacciatore locale per ripulire il denaro sporco. Tutto procede degnamente finché non si innamora di una ragazza rapita come scudo (e poi liberata) dal suo migliore amico (che fa le rapine con lui).

Alla sua seconda regia Ben Affleck sembra delineare uno stile; storie di persone comuni, piccole persone, che si dibattono per una loro piccola grandezza (sulla linea di un Clint Eastwood) con uno stile realista che sembra affiancarsi a quello molto materico di un Nolan (alè, nomoni buttati lì come se niente fosse). Tutto questo mentre fa film cazzuti.

Questo è un film che complessivamente mi è piaciuto meno di Gone baby gone (non c'è il peso specifico del primo film, la concreta veridicità del precedente), ma riesce comunque a realizzare un film asciutto e solido che bilancia bene una parte action, con il dramma gangsteristico con la storia romantica; non fa miracoli, ma lavora benissimo. La presenza di Affleck come protagonista non disturba troppo perché il suo personaggio non è fatto per brillare, è piuttosto banale ed innocuo, ma si circonda di personaggioni da 90 interpretati da attori che ci mettono faccia e corpo. Su tutti regna Renner, per la prima volta perfetto nella parte del tamarro ormai frontalizzato; ma il solito lavoro di casting ci porta ad avere comprimari di livello (su tutti Postlethwaite).
Infine l'estremo realismo della regia e la voglia di mostrare e non solo di raccontare ci regala alcune delle migliori sequenze action degli ultimi anni (sono poche è vero, ma quanto sono belle?). Se la sparatoria finale è emblematica io mi sono innamorato dell'inseguimento tra le stradine di Boston, impeccabile nella tensione, il ritmo, la fantasia, chiarezza.
Bravo Ben Affleck, non impeccabile, ma bravo, continua così che ci regalerai soddisfazioni sempre maggiori.