lunedì 28 maggio 2012

Tempo di divertimento - Jacques Tati (1967)

(Playtime)

Visto in DVD.
Primo film che vedo con il personaggio di Monsier Hulot. Tati era già eccezionalmente famoso e progettò questo film con una megalomania impressionante, ricostruendo interamente la porzione di città che chiamò Tativille.

Come dicevo è il primo film con Hulot che vedo emi duole dire che non mi è piaciuto. Carino i personaggio, ma la comicità slapstick molto contenuta che lo caratterizza è, a mio avviso, invecchiata troppo. O meglio, non mi sono reso conto delle gag, è evidente che stia cercando un effetto comico, ma non sono riuscito a aprire quando fosse stato raggiunto, un po’ come se uno raccontasse una barzelletta senza mai dire la fine. Guardando gli extra c’era una spiegazione del film con la descrizione delle sequenze migliori; l’idea comica era evidente (una volta spiegata), ma il divertimento continua ad essere un’altra cosa.

Esteticamente ben ragionato e con una critica alla società dei consumi, facile finché si vuole, ma ben fatta. Il film risulta essere un noioso film ben costruito… 

lunedì 21 maggio 2012

Angel: la vita, il romanzo - François Ozon (2007)

(Angel)

Visto in DVD.
La vita di Angel, wannebe scrittrice con più manie di grandezza che non della banale arroganza o sicurezza di se. Scrive bene e a comando quel genere non meglio specificato, a che sembra essere il feuilletton. Fa successo e trascina nella sua fascinosa orbita tutte le persone che incontra, finchè non giunge Fassbender; sarà lei ad essere sedotta.
Film di Ozon sontuoso e magnificamente realizzato (gli interni sono incedibili, non spogli come i film a basso costo, non eccessivi come in Dante Ferretti; sono invece ricchi di dettaglia seguendo un gusto barocco che ben si addice alla protagonista, in una parola, sono realistici) in cui le caratteristiche principali del regista (l’omosessualità latente, il cambi di registro) pur essendoci sono molto slavate e si perdono velocemente nella cornice… in sostanza, Ozon costruisce bene un film su un personaggio irritante, non particolarmente interessante e ne descrive con dovizia tutto ciò che in effetti ha poco interesse per chi guarda. Non un brutto film e neppure noioso, semplicemente inutile.
Straordinario il cast che si permette d lasciare in terza o quarta film come comparsa parlante Charlotte Rampling.

mercoledì 16 maggio 2012

Dark Shadows - Tim Burton (2012)

(Id.)

Visto al cinema.
Un uomo trasformato in vampiro nel 1700 a causa di una strega innamorato di lui, viene risvegliato nel 1972; ritroverà i suoi discendenti e cercherà di ricostruire la grandezza della sua famiglia. Questa è l'essenza della trama, che però passa in netto secondo piano rispetto all'estetica del film ed i rapporti fra i personaggi.
Ma andiamo con ordine, per prima cosa c'è da dire che il film mi è piaciuto. Mi è piaciuto perché raffrontato con i precedenti film di Burton (e soprattutto con il terribile "Alice") questo è un capolavoro.
In secondo luogo questo film azzecca due cose fondamentali, diverte ed intrattiene bene; trova il tono giusto e il ritmo perfetto.
Secondo grande pregio, la confezione. Il film è (come al solito) esteticamente perfetto, stiloso e chiassoso quanto deve, gotico e oscuro quanto riesce, utilizzando la differenza di epoche tra il vampiro e gli anni '70 come  punto di forza della messa in scena più che della storia.
Terzo encomio per il cast. Non è tanto Depp a colpire (anche se qui per la prima volta da 10 anni recita ogni tanto anziché riproporre di nuovo Jack Sparrow con un trucco diverso), ma i comprimari, su tutti Michelle Pfeiffer (impeccabile) ed Eva Green (bella; e si sapeva; ma soprattutto perfetta in una parte costantemente sopra le righe).
Quarto, il citazionismo, quando non è urlato (ance se evidente), piace. Al di la dell'ovvio "Nosferatu" ho notato diverse atmosfere "alla Corman" davvero ragguardevoli (il Vincent Price de "La tomba di Ligeia" è perfettamente calato nel mondo timburtiano).

Detto ciò le parti negative... in primo luogo direi il finale, banale e riappacificatore, nonché sconnesso, tutto giocato sul "buttare su" tutto quello che viene in mente purché faccia gotico. Per carità, molte idee sono fantastiche (le statue che si muovo che non vedevo dall'epoca di "Haunting", o il corpo da bambola di porcellana che si spezza), ma sembra davvero un costante giocare al rialzo perché non si sa bene come finire.
Infine c'è da sottolineare la perdita totale della tematica base di Burton, l'outsider della società borghese, reso mostro dalla società stessa, ma di fatto migliore d'essa. qui l'outsider c'è ed è reso mostruoso da chi poi diventerà capo spirituale della società borghese... ma stavolta il mostro non si limita a cercare di sopravvivere e a lottare solo per difendere ciò che c'è di buono. Stavolta il mostro lotta fin dall'inizio per l'odio e per difendere la famiglia; stavolta non è un perdente che ci prova, ma un vincente che torna alla ribalta. Stavolta c'è uno scontro fra titani, alla pari. Il che non è una cosa negativa in se; però è evidente che a Tim Burton non fa piacere d'aver cambiato e ogni 3 scene ci prova a cambiare registro e a far sembrare i protagonisti positivi come vittime di un sistema (la madre morta del bambino, tutta la storia d'amore interrotta dalla morte, il vampirismo come limite per essere accettato dalla società, ecc...), aumentando solo la confusione senza azzeccare l'obbiettivo...

Un film che considero complessivamente positivo... "Edward mani di forbice" rimana comunque tutta un'altra cosa.

PS: cameo risicato per Christopher Lee che però stavolta si ritrova nella parte della vittima di un vampiro!

lunedì 14 maggio 2012

Il sipario strappato - Alfred Hitchcock (1966)

(Torn curtain)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato in italiano.

L’ultimo grandissimo film di Hitchcock. Forse la sceneggiatura non è impeccabile e umoristica come le precedenti del regista (furono chiamati a lavorarci anche Age e Scarpelli, che la consideravano troppo seria, ma furono presto sostituiti per insormontabili difficoltà linguistiche).
Uno scienziato statunitense tradisce il suo paese, all’insaputa di sua moglie, per dare segreti militari alla Germania est. La cosa provocherà problemi coniugali ed un gioco di spionaggio e contro spionaggio che lo porteranno a fare di tutto per salvarsi.

Ho letto di tutto, dalla sceneggiatura pessima al brutto rapporto fra il regista e Paul Newman, tutto che dovrebbe concorrere a rendere il film un minore di Hitchcock. Onestamente non credo. Il film è zeppo di tocchi classici del regista inglese, originali e geniali nel contempo; anzi, c’è una tale quantità di idee da fare impallidire alcuni classici anni ’60.

Da dove partire con l’elenco? Direi l’inseguimento al museo fatto solo con il suono dei passi. La lunga sequenza dell’omicidio nella fattoria fatta tutta in un terribile silenzio. L’inseguimento degli autobus. Il “furto” della formula segreta. E complessivamente il continuo uso drammatico delle location, dal già citato omicidio in fattoria fatto con pala e forno a gas, alla ballerina che vede Paul Newman per tutto il film per riconoscerlo durante lo spettacolo finale.
Infine un encomio alla selva di caratteristi strepitosi che fanno la parte del leone (suggerisco di vederlo in lignua per apprezzarli del tutto) con i due personaggi secondari più grandi in un film di Hitchcock, Gromek e la contessa russa.

venerdì 11 maggio 2012

Le relazioni pericolose - Stephen Frears (1988)

(Dangerous liaisons)

Registrato dalla tv.
Frears costruisce un film sontuoso, esteticamente perfetto tutto improntato nel seguire gli attori, con una continua sequenza di primissimi o primi piani, alcune figure intere quando necessario e rari campi lunghi. Il regista capisce che il fulcro di tutto sono i personaggi ed il modo in cui sono resi e si attacca ai volti e agli sguardi senza mai perderli.

L’idea non è nuova, ma ben fatta ed il film ne giova tantissimo. In realtà il gioco è delicato, basta un piccolo errore di casting e tutto è perduto; invece il cast è tutto all’altezza dai comprimari a i due grandiosi protagonisti.
E qui si arriva al centro del film John Malkovich e Glenn Close. Malkovich recita come sempre, gigioneggiando nella parte dello strabico libertino dalla morale propria alla Wilde intriso di zolfo; ma è tenuto a bada da una regia che sa quello che vuole ottenere, creando una spalla perfetta per Glenn Close…

Poi c’è lei, l’attrice più brutta che il cinema abbia mai partorito, ma anche una delle più brave, qui regala la sua Cappella Sistina. Un personaggio pessimo tutto giocato sull’ambivalenza, sull’ipocrisia e sulla menzogna che parla in maniera impeccabile con le parole, ma comunica tutto con gli sguardi obliqui, i ghigni di gioia ed i pochi gesti stizziti. Tutto è giocato al limite della credibilità, basterebbe un nulla per andare fuori dalle righe e nel manieristico, ma la Close non sbaglia nulla, e crea un personaggio vero, trasmesso in maniera totale e con una capacità tale da riuscire ad essere affascinante… tremo a dirlo, ma Glenn Close non è mai stata così bella come in questo film, ha il fascino del male.
Un film strepitoso, da vedere assolutamente.

lunedì 7 maggio 2012

Phenomena - Dario Argento (1985)

(Id.)

Visto in DVD.

È  dura vedere un film di Argento. Più avanti si va e più idiota risulta e non basta la presenza di Donald Pleasence (che era molto più dignitoso in “Altrimenti ci arrabbiamo”).

La storia è quella di un maniaco che ammazza ragazzine e di una ragazzina appena trasferitasi in un collegio che c’ha i poteri; poteri sugli animali (sig), può governare gli insetti (stra-sig).

Ovviamente siamo d’accordo sul fatto che la sceneggiatura sia piena di cretinerie imbarazzanti e la regia non regali niente che non sia stato inventato 10 anni prima, ah già e che la colonna sonora rockeggiante a volume troppo forte è decisamente fuori contesto… ma questo non è il vero problema. In fondo questo è dovuto all’incompetenza o alla sfiga. Il problema è la sceneggiatura completamente folle che crea solo momenti sbagliati recitati da pessimi attori, si insomma, non sono sviste, ma un problema strutturale. Per fare un esempio nel finale ad alto tasso di LSD ci sono in sequenza: un nano con una maschera da regazzino deforme, un nugolo di mosche, un avvocato americano, una pazza sfregiata, una scimmia con un rasoio e le culatte incredibilmente prominenti. Ci fosse stato pure Bob con un gufo sarebbe sembrata una brutta puntata di Twin Peaks

venerdì 4 maggio 2012

The rum diary - Bruce Robinson (2011)

(Id.)

Visto al cinema.

Un giornalista sfigato dall’alto tasso alcoolico viene ingaggiato in un giornale di terz’ordine di Puerto Rico. Li viene contattato da un magnate locale per aiutarlo in una truffa ai danni del patrimonio pubblico; mentre valuta il da farsi il giornale chiude…

Credo che Hutenr Thompson si stia rivoltando nei cieli del Colorado al vedere questa cosa, dedicata a lui e tratta da un suo libro…

Questo film vorrebbe essere una bella confezione in stile ‘60s con dentro amore, lotta di classe, riscatto sociale, anarchia, coolness a spruzzi, ironia anche cattiva (altrimenti come mi si giudica i discorsi di Hitler?) e momenti lisergici alla “Paura e delirio aLas Vegas”… ecco, vorrebbe essere tutto questo insieme e ben mescolato… ovviamente non centra nessun obbiettivo; troppo impegnato a fare tutto per riuscire a centrare le parti più banali (la storia d’amore ed il riscatto), troppo pettinato per avvicinarsi al film di Gilliam e troppo ben vestito e curato per avvicinarsi alle opere di Thompson…
Sbaglia tutto, ma addirittura Robinson non riesce ad utilizzare a dovere quel poco di buono che ha, come le location ben fatte o il cast piuttosto in parte (più che Depp, ormai abbonato a fare certe parti a tal punto da non metterci più interesse, si spreca di brutto Ribisi e Rispoli).
Un vero fallimento, estremamente noioso.