giovedì 9 luglio 2020

La cura dal benessere - Gore Verbinski (2016)

(A cure for wellness)

Visto su Netflix.

Uno yuppie (si dive ancora così?) viene inviato in una spa svizzera per trovare e riportare a New York il capo dell'azienda (c'è un'importante fusione in ballo e i giorni sono contati, serve la sua firma). Lo yuppie riuscirà a entrare senza difficoltà, ma una volta dentro non riuscirà più a uscirne.

Un film gotico dove tutto (il mood, il perturbante, il mistero da risolvere) è costituito dalla sua ambientazione.
Questo film è tutto realizzato per inquietare e spaesare con l'edificio in cui è ambientato, prima ancora che per i fatto che vi avvengono o i personaggi che si muovono al suo interno.
E a dire la verità, finché rimane su questo punto il film funziona.
La messa in scena è realistica ed inutilmente enfatica, le inquadrature ricche di dettagli, di oggetti, di piastrelle e marchingegni medici e da questo accumulo continuo si crea il tono; a mano a mano che il film procede l'effetto rimane inalterato, ma il minutaggio che avanza sottolinea come Verbinski sia più interessato all'ambiente che alla trama, alle macchine mediche e alle piastrelle che non allo sviluppo dei personaggi e della storia... e come capita classicamente il punto di forza diventa il punto debole del film.
Se si ha poi la pazienza di arrivare in fondo ci si rende conto che, probabilmente aveva ragione Verbinski a focalizzarsi su altro, perché lo scioglimento del mistero risulta evidente già a metà, ma comunque vagamente stridente con tutti gli indizi raccolti e il finale diventa il punto più basso di un film comunque ben realizzato.

Verbinski (che può non piacere, ma sa fare il suo lavoro) dalla sua non si limita a fare da arredatore, ma a comunica con gli oggetti e con il montaggio interno, crea immagini in maniera costante e aggiunge qua e la qualche chicca da bravo mestierante (l'arrivo alla spa in auto, in cui la tensione è data tutta dal montaggio delle diverse inquadrature).

In poche parole, un film tanto interessante (e ben realizzato) quanto fallimentare, per il proprio peso e per un finale non all'altezza. Nota di merito per DeHaan, faccia tutta sua che riesce a essere particolare, ma credibile in ogni sequenza.

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