Visto in DVD.
Tutti i film australiani che arrivano
fin da noi tendono ad essere compresi in un genere, ma poi dire qualcosa in
più. In questo caso, che non fa eccezione, il fatto è stemperato dalla scelta
del genere iniziale che sembrerebbe essere il western moderno (quindi il
western metafisico, quello con il deserto come luogo dell’anima); un genere che
di per se vuole offrire qualcosa in più rispetto alle premesse. In questo caso
però il west (beh, l'outback australiano, ma negli anni ’20 del novecento) è
solo la location, quello che viene portato sullo schermo è un “Aspettando
Godot” in movimento.
Un ufficiale navigato, una recluta
appena giunta al “fronte” ed un anziano civile inseguono un fuggiasco aborigeno
accusato di omicidio, per seguirne le tracce in mezzo al deserto si fanno
condurre da una guida anch'essa aborigena, ma un aborigeno che conosce bene i
bianchi, sa come trattarli e sa come reagire. La guida, che dal titolo si
intuisce essere il vero protagonista, è una sorta di Buddha aborigeno sceso in
mezzo agli inglesi per donare loro l’illuminazione, qualora ne siano degni o
anche solo interessati; tutto ciò sopportando soprusi su di se o sulla propria
gente. La trama si sviluppa con ampie scene ripetitive, ma mai noiose o banali,
di inseguimento, dubbi reciproci, incontro con tribù pacifiche brutalmente
sterminate. Il finale, molto chiaro, assolutamente non in sospeso è fin troppo
definitivo e risulta un poco stucchevole.
Ma d’altra parte la forza del film non
sta nella trama di per se carina, ma non originale (ed in alcuni punti troppo
sbrigativa); ma nella forza dei personaggi (anch'essi non originalissimi)
standardizzati e nel modo di rapportarsi fra loro, nonché nel ruolo
dell’ambiente e nel modo che vari personaggi
utilizzano per rapportarsi pure con lui. A questo si aggiunge un uso delle
musiche particolare, non come sfondo, ma come contrappunto alla vicenda; le musiche che fanno parte della trama e della location del film tanto quanto i
personaggi e l'outback, descrivono ciò che succede, gli avvenimenti interiori e
i grandi temi della condizione degli aborigeni; inoltre sono estremamente
belle. Infine vi è l’uso di disegni naif per sottolineare alcuni fatti od
oggetti importanti (e questo è l’uso più interessante, anziché uno zoom o un
dettaglio viene realizzato un disegno) o per censurare scene cruente (nessun
omicidio viene mostrato anche se ve ne sono almeno 4).
Non un film fondamentale, ma una
interessante variazione sul tema.
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