(Jingi no hakaba)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Una testa calda affiliato ad un clan yakuza reagisce in maniera troppo sconsiderata a ciò che gli succede, questo provocherà guai per il suo clan e di conseguenza anche a lui; verrà piacchiato, minacciato, arrestato, bannato, esiliato, ma lui continuerà a tornare nei suoi quartieri a rapinare (di soldi e di droga) i suoi ex colleghi.
Film estremo per contenuti di un Fukasaku al suo picco.
A livello contenutistico questa è un'opera esemplare nella nicchia delle storie di antieroi. Il protagonista è uno stronzo che non ragiona, diventa tossicodipendente, viene aiutato da una donna che poi violenterà, mangerà le ossa della sua amata morta... di tutto. La sua storia viene mostrata senza dare giudizi, semplicemente in maniera discorsiva. Questo personaggio, d'altronde, rappresenta i nuovi giapponesi post bellici, quelli in cui i principi del passato (tra cui il tanto pompato "onore" yakuza) non rappresentano nulla, sono solo dei cani sciolti fedeli solo a sé stessi... ma anche li fino ad un certo punto, dato il voto alla (auto)distruzione che sembra essere la cifra dominante.
Di fatto un bello strappo nei confronti dei pacati e superomistici film di mafia orientale a cui ci si è abituati.
A livello estetico Fukasaku è il solito, violenza esposta, macchina da presa mobilissima (si scrivoltola con i personaggi, compiei giri di quasi 360 sul piano frontale, insegue e si ritira), colore alternato ad un bianco e nero virato in seppia; tutto quello che ci si può aspettare dal nostro. Tutto questo utilizzato con sapienza per rendere dinamicissime le scene d'azione senza perdere troppo nella confusione.
Tuttavia non ne sono rimasto pienamente soddisfatto. Il ritmo c'è, ma la trama tende al ripetitivo rendendo inutili molti degli sforzi per tenere viva l'attenzione. Inutile negarlo, dalla metà in poi ogni tanto ho guardato quanti minuti mancavano...
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