Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Uno dei primi mockumentary
musicali della storia del cinema; e tanto basterebbe. Se ci si aggiunge inoltre
un gustosissimo intro in cui il film prende in giro se stesso il gioco è fatto.
Il film ripercorre il tour
americano di una band heavy metal inglese che torna dopo anni a cercare una
ribalta ormai perduta, tra interviste, ricordi del passato ed i costanti
problemi del presente.
Il film funziona benissimo in
primo luogo per la credibilità del documentario. Non voglio dire che il film
risulta verosimile; fin dall’incipit è chiaro che è tutta un’invenzione,
tuttavia la qualità delle immagini, il montaggio, l’audio e addirittura le
frasi mozzate a metà e la sovrapposizioni di più persone contemporaneamente. Si
insomma, è evidente che tutto è falso, ma lo si mostra con il contenuto e non
con il mezzo.
Il film ovviamente se la prende
direttamente con il mondo heavy metal anni ’80 che cita direttamente e lo fa in
ogni dettaglio, fin dal nome del gruppo (scritto con l’umlaut dell’heavy metal
messa sulla n!). ma mostrando spezzoni del passato si prende il tempo di
sfottere anche gli anni ’60 e ’70.
Quello che però fa davvero la
differenza tra la riuscita e l’insuccesso è la creazione di personaggi stupidi
sul modello che Ben Stiller farà suo, incredibilmente egocentrici ed esagerati.
Il film fa ridere ancora, e molto anche,
alcune trovate anarchiche ed assurde sono il piatto forte (la storia dei
batteristi così com’è raccontata all’inizio, il gruppo che si perde dietro le
quinte del palco, l’assolo di chitarra elettrica e violino, e la mia preferita,
la scenografia di Stonehenge con i nani danzanti; tutte idee degne di un Mel Brooks in stato di grazia o di uno ZAZ meno sguaiato).
Un grande film… che tra l’altro
anticipa, concettualmente, il Black album dei Metallica.
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