(Id.)
Visto i Dvx.
Storie di corna in un gruppo di amici nella Treviso, non così bigotta, degli anni '60. Un amici miei del tradimento.
Il film è diviso ad episodi.
Nel primo vanno tutti ad una festa, uno degli amici, un medico, con una moglie trofeo, porta con se l'amico che gli ha appena confessato la sua disfunzione erettile. Il finale è immaginabile.
Nel secondo il marito sottomesso di una virago logorroica trova sollievo solo nel rimirare una bella e dolce cassiera; dopo una crisi più acuta delle altre, il pover uomo si dichiara e, la cassiera, ammetterà la reciprocità di sentimenti; incomincia una bella storia d'amore brutalizzata dalle disposizioni legali fatte dalla sorella della moglie. Epilogo triste.
In ultimo, una florida ragazzotta a passeggio per la città viene facilmente sedotta da uno del gruppo in cambio di un paio di scarpe, comincia un giro di telefonate per avvertire tutti che ne possono approfittare. Solo qualche giorno dopo verrà il padre della ragazza ad avvertire che la povera era men che minorenne (15 anni). Scandalo in paese, reazione delle famiglie, giornali duri e puri che verranno però rapidamente richiamati all'ordine. Quel che si danneggia con il sesso, può però essere riaggiustato con il sesso.
Grottesca, cattiva e amorale (per l'epoca... immagino) commedia di un Germi ispiratissimo; ben più graffiante di quel capolavoro che è "Divorzio all'italiana", anche se meno efficace; qui si affida ad una galleria di personaggi meno macchiettistici (e per questo meno iconici), ma tutti ben delineati; ancora una volta si affida al dialetto usato in maniera bellissima. Se la sceneggiatura ha ritmi perfetti, Germi li mantiene altissimi (si pensi a tutto il viaggio verso la festa del primo episodio, una concitazione continua che viene mantenuta nel lungo gioco ad evitarsi e scontrarsi della festa stessa, magnifico) con la sua solita regia mobile (carrelli continui, zoom non fastidiosi, uso del dettaglio significativo, costruzione delle scene corali in senso teatrale).
Sorretto da un cast ottimo che riesce ad essere naturalissimo anche nei figuranti con una sola battuta.
La sceneggiatura poi crea, nell'episodio centrale, un clima agrodolce da tragedia d'amore (quale è in realtà) di un uomo buono martirizzato, stemperata con il tono da commedia che viene mantenuto.
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