(The beguiled)
Visto al cinema.
Remake del film di Don Siegel di cui condivide completamente la trama. Durante la guerra di secessione americana, un soldato nordista, ferito e isolato in una foresta del sud trova rifugio in un istituto per ragazze dove troverà un microcosmo ricco di tensioni. Lui si inserirà cercando i punti deboli per sfruttare la situazione a suo vantaggio.
Questa versione del film risulta meno ambigua della precedente e meno sensuale; l'uomo è un manipolatore ambiguo mentre le donne sono alternativamente fragili, troppo giovani, ingenue o con troppa voglia di un minimo di normalità; sono donne con debolezze, ma sono innocenti. Viene eliminato del tutto quel manto di ambigua ambivalenza di tutti i personaggi che era il fulcro del film originale, addirittura la decisione estrema presa dalla istitutrice sulla frattura del soldato qui viene giustificata da motivi pragmatici senza quel dubbio (per usare un eufemismo) che la rendeva tanto orribile nell'opera precedente.
Un film smorzato, di molto. Tuttavia più che un'accusa alla superficialità dell'adattamento, mi sembra in linea con la poetica della Coppola (che ha ri-sceneggiato il film), sembra voler essere la stessa opera con un punto di vista più chiaro, rendendo la trama un'indagine alla "Teorema"; le dinamiche interne ad un gruppo chiuso con l'arrivo di un estraneo (in questo caso negativo).
Come dicevo, un'idea chiara e, in parte, interessante, ma che risulta sminuente rispetto all'originale che, purtroppo, adoro.
L'intero cambio di punto di vista è reso evidente anche dall'impianto estetico (già la sola locandina è lampante) che, come sempre nella Coppola, è magnifico: esterni grandiosi e decadenti, interni perfetti, ma algidi, colori tenui, luci di candela di notte e potenti fasci da fonti precise di giorno. Un impianto estetico dettagliato, curato, delicato e in rovina insieme.
Il vero problema però è altrove. La sceneggiatura si muove lenta, spesso a un passo dalla noia, ma riesce a fermarsi un attimo prima; tuttavia sembra perdersi in dettagli per poi dover recuperare con accelerazioni incaute in cui un personaggio dichiara ciò che poteva essere suggerito con una scena in più, rovinando poi in un lungo finale in cui i comportamenti sembrano esplodere senza un adeguato motivo, senza una preparazione sufficiente; più che il punto di vista, la sceneggiatura sembra aver problemi nel gestire sé stessa.
PS: buono il cast, con una nota particolare per la Dunst.
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