(Id.)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Mentre sullo sfondo arrivano le notizie di una Fukushima distrutta dallo tsunami, un ragazzo che affitta barche su un lago e vive con la madre disadattata viene insidiato da una compagna di classe innamorata di lui (e anche lei con grossi problemi di socialità). Il ragazzo sarà perseguitato anche dal padre alcolizzato sempre alla ricerca di soldi e uno yakuza a cui il padre (che si da alla macchia) deve 6 milioni di yen.
Da "Cold fish" in poi (o forse prima, ma mi manca qualche pezzo) lo stile di Sono è cambiato; dal baraccone kitsch precedente lo stile si è fatto più raffinato, le storie più lineari, meno assurde e, forse, più dure, la fotografia diventa parte fondamentale del racconto, curata, ma non carica e sempre uguale. Qui poi c'è u interesse particolare per le luci, splendide quelle in notturna (soprattutto quelle fluo o le candele di alcuni interni e le lampadine degli esterni). Personalmente preferisco questa seconda vita di Sono.
A questo si aggiunge la regia affascinante di cui è spesso capace; splendidi carrelli (frontali o laterali) piuttosto lunghi, semplici, ma ben realizzati e almeno un dolly da urlo (quello della scena dell'omicidio con la pietra) lineare, ma enorme.
Cast eccezionale.
Anche la tram aè in linea con quella di "Cold fish" con una famiglia allo sbando come parafrasi del Giappone (e anche il disastro di Fukushima diventa una continua metafora). La storia regge molto bene nella prima parte, ma da almeno metà in poi ci si rende conto che Sono soffre dello stesso problema di sempre, non sa quando fermarsi. Il film diventa lungo, pesante e dispersivo, sembra non sapere dove andare a parare (c'è anche la sottotrama dei 6 milioni di yen recuperati dall'ex manager che è uno splendido inserto alla Fritz Lang, ma che è totalmente inutile ai fini della storia). Peccato.
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