giovedì 4 giugno 2020

Il sacrificio del cervo sacro - Yorgos Lanthimos (2017)

(The killing of a sacred deer)

Visto su Amazon prime.

A un cardiochirurgo muore un paziente durante un intervento (per dolo?). Per il senso di colpa si occupa in segreto del figlio adolescente. Quando finalmente lo mostra alla propria famiglia (moglie e due figli piccoli), il ragazzo scatena su di loro una maledizione da tragedia greca: ad uno ad uno moriranno tutti se il padre non uccide uno dei familiari.
Ovviamente prenderanno tutti sottogamba la cosa finché non cominceranno i sintomi; inizierà allora una corsa convulsa a ingraziarsi il padre con ogni mezzo, riaversi sul ragazzo in una lenta spirale di abiezione.

Al suo secondo film americano Lanthimos abbandona il perturbante grottesco e metaforico per addentrarsi in un mondo a là Haneke dove l'idillio borghese viene improvvisamente distrutto da una minaccia esterna.
Come Haneke si compiace della sofferenza che causa ai suoi personaggi, ma al contrario dell'autore austriaco ha un gusto per il comico (certo, virato al grottesco come sempre) che scaturisce molto spesso nel film (dal rapporto fra marito e moglie a letto, i tentativi di ingraziarsi il padre dopo la maledizione o il finale per scegliere chi eliminare), non si ride quasi mai di quelle persone, ma ci si imbarazza per loro, per la loro goffaggine e la loro inettitudine (cosa che con Haneke sarebbe impensabile).
Inoltre il gelo dei film dell'austriaco (cifra stilistica anche di Lanthimos) qui pervade anche i personaggi. L'ambiente è algido, il punto di vista del regista distaccato e freddo, ma i personaggi sono respingenti e anempatici anche nelle scene di agnizione, lavorano per sottrazione per concedere il meno possibile allo spettatore.
L'effetto finale è particolare e quasi unico, non melodrammatico come potrebbe, ma colpisce, in maniera meno efficace che in altri film del regista greco, ma sicuramente si fa ricordare.

2 commenti:

Lory ha detto...

Ho visto tre film di questo regista ma questo no, sinceramente non sono neanche interessata a recuperarlo.
Dogtooth, La favorita, The Lobster, quello che ho apprezzato e mi è veramente piaciuto è La favorita, gli altri due Dogtooth terribile, algido e un po' forzato...The Lobster inquietante, ma con diversi spunti di riflessione, al toto, non ho ancora capito se questo regista mi piace, resto sempre destabilizzata, inquietata ma in negativo.
Non faccio paragoni con Haneke, uno dei miei registi preferiti, il modo che ha lui di raccontare, lo trovo sempre accattivante, intelligente e profondo.

Lakehurst ha detto...

Condivido l'opinione su dogtooth, anche lì, tante idee, ma poco cinema. Ho preferito altri suoi, sia che fossero più complicati (come Alpeis), sia piàù mainstream (the lobster che mi risulta il più godibile). Qui c'è molto di buono, ma c'è un gelo interno che rende tutto distante.
haneke è un altro livello, ma le linee guida sembrano le stesse (almeno per questo film).