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Visto su Mubi, in lingua originale sottotitolato.
Il nuovo assessore all'urbanistica è un uomo integerrimo, dovrà vedersela con una città prostrata ai piedi degli intrallazzatori locali (su tutti il proprietario del bordello). Non avrà grossi problemi a farsi ben volere, ma quando incontrerà la favorita del night club ne rimarrà folgorato, se ne innamorerà e tutta la sua integrità verrà meno.
Il film è la chiusura dell'ideale trilogia BRD di Fassbinder, la trilogia sulle donne della Germania post bellica dopo "Maria Braun" e "Veronica Voss".
Più che collegato direttamente a quei drammi intensi, qui siamo sulla scia del Fassbinder più solare.
Il film ha un andamento quasi gioioso che si poggia quasi interamente sul personaggio interpretato da Mario Adorf; faccendiere sfacciato e volgare, ma abile e amante della vita che più che scontrarsi cerca di portare tutti a vedere il mondo come lo vede lui.
Il film gira troppo intorno alla relazione amorosa e poco sui cambiamenti che causa. Si appoggia sulle dinamiche classiche (innamoramento, ritrosia, relazione, trauma, reazione, ecc...) in maniera estesa, inframezzandole con Adorf mattatore che fa quello che vuole, approfondisce bene il protagonista, ma non lo sfrutta a dovere nella seconda parte; il finale rivelatore su molti punti è l'apice del film, ma non ci si arriva con gradualità.
Ecco il finale è forse il punto più alto che trasforma questa cavalcata morale in un film estremamente nichilista, un'inversione a U impressionante, che si allinea perfettamente all'idea che Fassbinder ha sparpagliato nei film precedenti, ma che, almeno per me, arriva quasi a sorpresa in un film come questo e con una leggerezza e un'ingenuità magnifiche.
Un film tra i più godibili fra quelli del regista tedesco, un Adorf fra i migliori che abbia mai visto, ma nel complesso il film riesce solo a metà.
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