(Only lovers left alive)
Visto su Amzon prime.
Credo che uno dei problemi principali della saga di Twilight non sia stato quello di far sembrare cretini pure i vampiri, bensì dare l'idea che chiunque voellse "svecchiare" l'immagine del conte Dracula fosse il ben venuto (almeno al botteghino). Non mi capacito altrimenti di come mai Jarmush, nel suo periodo meno ispirato di sempre, dopo il suo film più pretestuoso e pretenzioso (che giustamente nessuno ha mai visto) in assoluto (almeno fino a questo) decida di dare a sua versione del vampirismo e riempirla di altezzosità e snobismo da far venire le lacrime agli occhi.
Il film è sostanzialmente senza trama e serve solo a veicolare la sua idea di vampiri come lite culturale di questo pianeta che tollera (e talvolta prova pietà, raramente ammirazione) per gli esseri umani. I vampiri sono gli unici in grado di apprezzare (e creare) arte (almeno musica e letteratura) e sono gli unici a vivere davvero la vita; non sono più i voraci divoratori di uomini e, anzi, disprezzano chi si diletta ancora in attività così basse.
Un'idea che è snob, inutile e senza attrattiva, autoconsolatoria e autoindulgente che raggiungi picchi di imbarazzo impressionanti quando per consolare un aspirante suicida gli suggerisce che ci sono molte cose che può fare come "contemplare la natura, coltivare la gentilezza e le amicizie, danzare".
C'è anche un insistere sul name dropping di personaggi famosi incontrati, supportati o che erano vampiri, come se continuare a fare gag poco divertenti su Shakespeare o mettere una foto di Poe desse spessore al racconto.
Un film che è più che inutile, ma è proprio fastidioso, che non da nulla alla poetica del regista, ma che almeno è fotografato bene; almeno c'è un passo avanti rispetto a "The limits of control".
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giovedì 29 ottobre 2020
giovedì 19 marzo 2020
Green room - Jeremy Saulnier (2015)
(Id.)
Visto su Amazon prime.
Un gruppo punk raccatta all'ultimo una serata in un locale neonazi; sono lontani da casa, hanno speso molto, quei soldi fanno comodo. Andrà tutto abbastanza bene (nonostante aprano con "Nazi punks fuck off"), però al momento di uscire vedranno qualcosa che non avrebbero dovuto, si chiudono in una stanza interna e inizia un home invasion fuori dalla home ufficiale.
Il film è di fatto un assedio su terreno nemico, uno stillicidio di tentativi di stanarli (per lo più a buon fine) che funziona bene con un crescendo di tensione, almeno finché il gioco del gatto col topo si rende evidente come idea centrale del film e non come fatto passeggero. Il finale, ovviamente deve smuovere le acque e riesce a ricominciare con la tensione perduta.
Al secondo film di Saulnier visto (ma è il terzo in carriera) si conferma un ottimo regista che conosce le regole dei film di genere e le sa utilizzare in maniera sapiente. Qui la storia, confrontata con quella di "Blue ruin", ha meno epica, meno carne al fuoco ed è molto più diretta; questo è forse il segreto per cui il film ingrana benissimo quasi subito, ma è anche il motivo per cui finito l'afflato iniziale si sgonfia un poco e per cui alla fine si fa ricordare meno.
Rimane comunque ottimo, godibile e assolutamente perfetto nella gestione dei personaggi (almeno quelli principali) con il valore aggiunto di Imogen Poots, irriconoscibile, ragazza nazi distrutta dalla vita, pragmatica, rocciosa, ma che accusa il colpo a mano a mano che il film si svolge, ripiegandosi su sé stessa (anche fisicamente) senza perdere un filo di capacità d'azione.
Visto su Amazon prime.
Un gruppo punk raccatta all'ultimo una serata in un locale neonazi; sono lontani da casa, hanno speso molto, quei soldi fanno comodo. Andrà tutto abbastanza bene (nonostante aprano con "Nazi punks fuck off"), però al momento di uscire vedranno qualcosa che non avrebbero dovuto, si chiudono in una stanza interna e inizia un home invasion fuori dalla home ufficiale.
Il film è di fatto un assedio su terreno nemico, uno stillicidio di tentativi di stanarli (per lo più a buon fine) che funziona bene con un crescendo di tensione, almeno finché il gioco del gatto col topo si rende evidente come idea centrale del film e non come fatto passeggero. Il finale, ovviamente deve smuovere le acque e riesce a ricominciare con la tensione perduta.
Al secondo film di Saulnier visto (ma è il terzo in carriera) si conferma un ottimo regista che conosce le regole dei film di genere e le sa utilizzare in maniera sapiente. Qui la storia, confrontata con quella di "Blue ruin", ha meno epica, meno carne al fuoco ed è molto più diretta; questo è forse il segreto per cui il film ingrana benissimo quasi subito, ma è anche il motivo per cui finito l'afflato iniziale si sgonfia un poco e per cui alla fine si fa ricordare meno.
Rimane comunque ottimo, godibile e assolutamente perfetto nella gestione dei personaggi (almeno quelli principali) con il valore aggiunto di Imogen Poots, irriconoscibile, ragazza nazi distrutta dalla vita, pragmatica, rocciosa, ma che accusa il colpo a mano a mano che il film si svolge, ripiegandosi su sé stessa (anche fisicamente) senza perdere un filo di capacità d'azione.
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