mercoledì 8 maggio 2019

The limits of control - Jim Jarmush (2009)

(Id.)

Visto a un cineforum, in lingua originale sottotitolato.

Un uomo passa le sue giornate in maniera ripetitiva, per lo più seduto a un bar ad aspettare di essere contattato da bizzarri personaggi che recapitano messaggi a cui segue un cambio di location, Tutto è sempre uguale, loro parlano di massimi sistemi con ingenua superficialità, lui non parla. Si arriverà a tirare le somme a sapere quale sia l'obiettivo comune.

Questo misterioso film di Jarmush (mai distribuito in Italia... e finora lo ritenevo un problema di scarsa intelligenza nostrana) viene a seguito della serie fortunata del regista, la triade classica ("Dead man", "Ghost dog" e "Broken flowers") con il lavoro composito di "Coffee and cigarettes". Una serie di film riusciti e compiuti, più o meno ingenuamente allegorici, ma ben realizzati e che riescono perfettamente a raggiungere gli obiettivi preposti di profondità e lieve poesia nonostante la saltuaria pretenziosità. Questo lo dico perché "The limits of control" nasce nel periodo migliore del regista, il periodo grazie a cui ho amato incondizionatamente Jarmush.

Il film parte con la riproposizione ossessiva delle stesse scene cambiate di poco, con lunghi silenzi e poche frasi (sempre pretestuosi vaniloqui su luoghi comuni falsamente profondi); l'effetto è spiazzante, inizialmente da solo grande spaesamento, poi comincia a sembrare un piano ben congegnato per parlare della percezione e delle sua alterazioni (siamo in un sogno? un trip?). Un discorso di questo tipo sarebbe forse scontato, ma potenzialmente molto efficace. Invece l'insistenza nella ridondanza, ma soprattutto uno dei finali più pretestuosi e vuoti di sempre rovinano tutto.

Questo è un film che vive di questa pretestuosa ripetitività, che dà profondità e originalità alla vicenda solo nella testa di chi l'ha scritto, ma non riesce a trasmettere nulla più di un compitino fighetto di un regazzino che vorrebbe spiegare il male del mondo con la poetica di Topolino (ma con cadaveri).

Un film fallimentare che rappresenta, soprattutto, uno dei più inspiegabili sprechi di attori di valore!

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