Visto in VHS.
Nel quartiere più peggiore di Los Angeles un uomo assiste all’assassinio della figlia, immediatamente ammazza l’assassino… che però purtroppo faceva parte della più peggiore banda di fuori di testa del più peggiore quartiere di Los Angeles. Trova rifugio in una centrale di polizia smobilizzata e praticamente vuota, in cui rimangono ancora un neo eletto ispettore, una guardia, due segretarie e un paio di carcerati che stavano venendo trasportati in prigione, ma hanno dovuto fermarsi, proprio li, pensa un po.
Il padre di famiglia, sanguinante e sconvolto non riesce a spiegare agli altri l’accaduto, ma riesce benissimo a trascinarsi dietro tutta la più peggiore banda che mette sotto assedio la stazione della polizia. E qui comincia il film vero e proprio. Nel bel mezzo di una delle città più popolose degli Stati Uniti, una manciata di persone lottano per sopravvivere senza che nessuno se ne renda conto. In inferiorità numerica, senza vie di fuga e con pochissime armi.
Uno dei migliori film d’assedio, costruito con spirito certosino da un Carpenter in stato di grazia, certo, ci mette diversi luoghi comuni nei personaggi, ma ci mette anche abbastanza ironia da farli dimenticare, e costruisce una macchina perfetta in cui tutto è verosimile, anche se eccessivo oltre ogni dire.
Un ottimo film che pecca tantissimo solo nel finale, troppo sbrigativo e troppo happy ending (anche se il body count è decisamente alto) per essere in linea con il resto della storia, ma la strafottenza e l’arroganza del regista ci sono ancora per intero (ad esempio non viene spiegato neppure alla fine perché il carcerato, viene chiamato Napoleone).
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