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Visto al cinema. La vita di un dipendente da sesso trascorre tranquilla fra rapporti mercenari (era una vita che volevo usare questa parola in un contesto sensato), sesso telematico e ripetute masturbazioni. Poi improvvisamente l’equilibrio viene rotto dall’arrivo della sorella, che limita i movimenti, scopre alcuni lati del problema e risulta costantemente provocante.
Diciamolo subito, il film è realizzato benissimo. Con una grande economia di dialoghi (a volte eccessiva, come nell’unico vero appuntamento di Fassbender dove la conversazione latita in maniera impensabile) e un gusto estetico enorme, ma mai sfacciato. A mio avviso McQueen non è un genio, ma sa assolutamente cosa deve mostrare e come lo deve mostrare. Ma la vera forza della regia è quel gusto alla Aronofsky di seguire pedissequamente il protagonista (era una vita che volevo usare questa parola in un contesto sensato), di mostrare Fassbender in quasi tutte le inquadrature e, per contro, di prevedere da parte sua una quasi totale impassibilità.
Dall’altra parte si ha un’interpretazione impeccabile da parte del protagonista, che, come detto, rimane per lo più impassibile per quasi tutto il film, concedendosi giusto una lacrima per la canzone della sorella ed un sorriso durante il suo unico vero appuntamento (dove ci sarà la sua unica defaillance che darà vita ad uno dei pochi momenti di palese disperazione). È nel finale però che tutto esplode; il continuo trattenersi di Fassbender è utile soprattutto perché si contrappone in maniera terribile con la lunga sequenza di disperata ricerca di sesso del finale, dove l’espressione dell’attore nel rapporto a tre è un misto di sentimenti negativi e di disgusto veramente impressionante. Basterebbe questa per l’applauso.
Infine la storia in se… beh qui è l’unica vera pecca. La storia non è malvagia e si accontenta di mostrare uno spaccato della vita del personaggio, ma costantemente (e soprattutto nel finale), si ha l’impressione che ci sia un obbiettivo, ma che non lo si riesca a vedere e quando arrivano i titoli di coda ci si chiede quale fosse il punto della questione. Probabilmente era solo un intento documentaristico, ma mi pare sia un po poco date le premesse. Inoltre l’asciuttezza dei diagoli cozza con qualche (ma non molte) lentezza di troppo. Infine, ultima pecca, alcuni rapporti sono funzionali, ma poco sviluppati, su tutti quello con la sorella (si intuisce un rapporto particolare, ma di fatto non viene né davvero sfruttato, né minimamente spiegato).
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