(Magic)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Un aspirante mago da di matto alla sua prima esibizione (il pubblico era francamente irritante); capisce quindi che i trucchetti con le carte, per quanto sudati per ottenerne il meglio, non possono reggersi da soli. Si inventa quindi un pupazzo da ventriloquo, un personaggio rozzo e divertente che prende in giro il mago stesso, con questa distrazione riesce a fare trucchi sempre più elaborati e raggiunge il successo... o almeno, lo raggiungerebbe. Il suo agente gli procura un accordo con la tv, ma prima deve sottoporsi ad un controllo medico; il mago fugge, cerca rifugio nel passato, ma la sua casa dell'infanzia è ormai un rudere; decide quindi di tornare nella casa di alcuni suoi vicini la cui figlia fu la sua prima infatuazione. Gli anziani genitori si sono ormai ritirati in Florida, ora li c'è solo la donna di cui era innamorato; il di lei marito è a caccia; figurarsi cosa non può succedere. Però c'è sempre il pupazzo, che da una parte risulta utile a stemperare le situazioni di tensione, dall'altra sembra crearle... anche perché il mago parla con il pupazzo anche quando si trova da solo con lui...
Più che un horror, come viene spesso definito, direi che siamo dalle parti del thriller. Un film solido ed inquietante, sostanzialmente impeccabile (tranne che per l'inizio, ben condotto con le scene mute e il protagonista che sembra doppiarle mentre racconta cosa sta succedendo; ben condotto, ma inutile) che riesce a tenere alta la tensione continuamente. Dovendolo contestare probabilmente avrei fatto a meno della scena finale, lo scioglimento che c'era stato poco prima l'avrei trovato sufficiente.
In ogni caso questo misconosciuto gioiello si può far vanto di due prestazioni particolarmente buone. Il protagonista ed il regista.
Anthony Hopkins è qui ad una delle sue più strambe interpretazioni di sempre; ma soprattutto ad una delle migliori interpretazioni. Se nella parte iniziale, dove si limita ad essere il timido maghetto è bravo, ma niente di più; nel graduale andare fuori di testa da lustro ad una serie di prestazioni da urlo (la scena in cui gattona per terra, poi si alza e gira su sé stesso perché glielo ordina il pupazzo è pazzesca), specie nelle discussioni con il nulla. Da sottolineare che Hopkins da la voce anche al pupazzo.
Il regista è il nostro amato Hammond, prima di interpretare Hammond e prima di realizzare quel biopic senza guizzi, ma ricco di pathos (e acchiappapremi) di "Gandhi". Qui si trova per le mani una sceneggiatura da urlo e decide di buttare tutto nel cesso; organizza un film magistrale, dai colori grigi o terrei, umido e sporco, con una tensione continua (una volta giunto nella baita direi che non c'è tensione solo per un paio di scene d'amore... ma forse neppure li il film ne è privo del tutto); ma soprattutto decide di giocare pesante e, dalla metà in poi, mantiene una gustosa ambiguità nella gestione della trama, tra la follia ed il soprannaturale. Bravissimo.
Infine una nota va fatta per la partecipazione di un Meredith magnifico nella parte del vecchio, ricco, mestierante; giuro di non averlo riconosciuto vestito così bene (nonostante questo film sia quasi equidistante fra "Rocky" e "Rocky 2"); una faccia da schiaffi bellissima con un paio di scene impeccabili che lo fanno catalogare direttamente fra i migliori caratteristi del cinema americano (la scena nel pranzo dove con il suo sorriso sempre in faccia maschera il disappunto per la testardaggine del mago e quella dello scontro nella baita, dove conduce lui il gioco per almeno 10 minuti, mostrando preoccupazione, sangue freddo e, verso la fine, la rabbia di chi non ha più voglia di discutere con un pazzo).
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