(Las brujas de Zugarramurdi)
Visto al cinema.
Due uomini compiono una rapina (a cui è presente anche il figlio di uno dei due) e scappano rapendo un tassista con relativo taxi. Nella fuga saranno inseguiti dalla ex moglie del protagonista che cercherà di riprendersi il bambino e da due poliziotti. I protagonisti si imbatteranno in una famigliola tutta al femminile che si rivelerà essere un gruppo di streghe che attende l'arrivo di un messia (il bambino) che distruggerà gli uomini.
Realizzato 2 anni fa, annunciato in uscita imminente è finalmente stato portato in sala in Italia da una settimana; pubblicizzato più di quanto mi aspettassi, sono finalmente riuscito a vedere un film di de la Iglesia nella sala cinematografica. Considerando che per l'estenuante tira e molla di "Balada triste de trompeta" non son riuscito a vederlo all'epoca dell'uscita e per protesta non l'ho più recuperato (ma adesso stò film mi ha rimesso la voglie del cinema del regista spagnolo).
Beh questo film si apre con una rapina fatta da un tizia vestito da Gesù a un compro oro, proterà via solo le fede nuziali presenti nel negozio (e sono molte), prosegue come un action comico nella migliore maniera di de la Iglesia (qui si cimenta per lo più negli inseguimenti, godibili, divertenti, ma non sono il suo forte); prosegue con un tono farsesco perfetto nell'introdurre il tema perturbante con l'arrivo notturno nei paesi baschi fino all'incontro con Carmen Maura e Carolina Bang. Poi sbraca del tutto con un lungo finalone per un quarto horror, un quarto action, un quarto comico e un quarto cazzata; interminabile e senza una chiara idea di come chiudere.
Ci si trova quindi davanti ad almeno due terzi di un ottimo film di de la Iglesia classico, cattivo e comico, dove una gruppo di uomini infantili e stupidi sono assoggettati a donne malvagie, con una serie di continui giochi da commedia dei sessi 2.0 e risvolti di critica sociale tra i più apprezzabili di sempre (quelli che non rispondo alle logiche di un film a tesi).
Nell'ultima parte de la Iglesia fa il classico pout pourri di chi non sa come chiudere, teso fra il personaggi di Carmen Maura che meriterebbe molto di più e quello della Bang (che essendo la moglie del regista dall'anno successivo, evidentemente non vuole lasciarla sullo sfondo).
Ovviamente de la Iglesia è uno che utilizza i genere che ama come preferisce e infarcisce il film di riferimenti per nulla pop, ma integrati nella storia, delle strizzatine d'occhio che tendono a dare il piglio del personaggio (si veda la Bang che entra in scena in versione Lisbeth Salander) o semplicemente a onorare dei grandi del passato che evidentemente apprezza (come l'anziana strega che, nel mettersi i denti di metallo, è il ritratto di Lon Chaney ne "Il fantasma del castello").
Un buon film medio (a mio avviso medio-basso) di de la Iglesia, giusto per non dimenticarci che, pur senza toccare i nostri cinema, c'è ancora qualcuno là fuori che sa il fatto suo.
PS: titolo italiano bruttissimo, ma estremamente calzante per il riferimento femminista.
2 commenti:
Un po' moscio verso la fine (più che altro tirato per le lunghe) ma in generale l'ho trovato esilarante, bellissimo!
si, le conclusioni sono sempre il grosso problema di de la Iglesia; qui da divertente nel finale diventa cretino.
carino; ma un de la Iglesia in piena forma può fare ben altro
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