(Phantom thread)
Visto al cinema.
Una trama esilissima di una ragazza del popolo che si innamora (ricambiata?) di un sarto d'atelier, sicuro, distaccato, volitivo, ma debole. Lui è il suo lavoro che lei venera senza vie di mezzo, lei lo adora lui si distacca sempre più, solo la sofferenza li unisce...
Anderson, al solito, consolida l'idea di un film (più o meno) mainstream realizzato nel miglior modo possibile. Come i capi di vestiario il film è perfetto, impeccabile, elegante e raffinatissimo.
Anderson realizza il miglior cinema possibile, ma come già in "The master" si distacca dai ritmi forsennati di molti suoi film per buttarsi sui personaggi. Ovviamente quando ciò accade il cast diventa vitale e la presenza di Day Lewis diventa vitale (perfetto e controllatissimo, gioca di dettagli più che di scene madri), mentre le comprimarie riescono a essere all'altezza.
Il giocattolo, dunque, appare ben realizzato, con uno sforzo estremo nel costruire scene e interni su cui la macchina da presa passa con sicurezza senza indugiare sugli innumerevoli dettagli, con nonchalance; tutto, dunque è ragionato con una calma intenzionale.
Il problema però è che il gioco intellettuale non cattura, si rimane in disparte, molto interessati per oltre metà, ma a mano a mano che le situazioni si ripetono ci si distacca ulteriormente e il finale (molto malato) non può più essere sufficiente.
Nessun commento:
Posta un commento