(City lights)
Visto in Dvx.
Un vagabondo si innamora di una venditrice di fiori cieca; facendosi passare per milionario cercherà di aiutarla in ogni modo, fino a offrirle un viaggio a Vienna per un'operazione risolutiva sul suo problema; per questo gesto pagherà conseguenze estreme.
Commedia romantica di Chaplin che risente abbastanza degli anni trascorsi risultando più simpatica che realmente divertente. La comicità (la parte della commedia e del film romantico sono nettamente divise e non coagulano quasi mai) slapstick si gioca tutta sulla coordinazione dei gesti in una coreografia continua di indubbio valore al di là del risultato. In ogni caso la sequenza del match di pugilato funziona ancora perfettamente.
Di per sé un film comico alla Chaplin che rimarrebbe tale se non ci fossero un paio di dettagli. Il sonoro e la storia "d'amore".
Questo è il primo film sonoro per il regista inglese; di fatto le musiche non erano più suonate dal vivo. Ma Chaplin ci butta in mezzo un paio di guizzi intelligenti sfruttando il nuovo mezzo (che odiava apertamente e che non riuscì a sfruttare oltre); nell'incipit ci sono i noti discorsi d'inaugurazione della statua in cui la voce delle persone risulta accelerata e incomprensibile con un effetto comico diretto; inghiottennella scena della festa Charlot inghiotte un fischietto.
E poi c'è la storia d'amore. Banalotta, stucchevole, strappalacrime e scontata. Ci si può mettere tutto ciò che si vuole; tuttavia non disturba molto nell'economia del film e, nonostante tutto il melò versato, da vita a una delles cene finali più belle di sempre, più dolci di sempre e più commoventi di sempre. Esagera nel melò anche li, ma lo fa con uno stile essenziale che è da invidiare.
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