(Darkest hour)
Visto al cinema.
Quasi contemporaneo a Nolan (l'uscita nei cinema è successiva, ma il progetto precedente) anche Wright parla della disfatta inglese di Dunkerque e del suo essere utilizzata come volàno per la (futura) ripresa d'orgoglio del Regno Unito.
Wright, però, per parlare della maggiore disfatta bellica inglese decide di spostare l'attenzione dal campo di battaglia alle aule del parlamento. Da film di guerra diventa un film di intrighi di palazzo, un political drama dove la lingua inglese viene mobilitata e spedita in battaglia.
L'effetto complessivo segue il ritorno di fiamma verso i film o serie tv che mostrano i retroscena del potere (politica, ma anche giornali o agenzie pubblicitarie) con tutta l'enfasi che la guerra europea riesce a concedere. Per farlo, però, la sceneggiatura fa l'importante scelta di creare un protagonista (positivissimo) caratterizzato ai limiti del caricaturale con tutta la forza di una mitopoiesi supereroistica (basti l'incipit dove Churchill viene introdotto da persone che parlano di lui, poi i suoi elementi caratteristici, bombetta e sigaro). La creazione di un eroe positivo obbliga alla scelta di distaccarsi dalla totale realtà storica (che nessuno ha richiesto in realtà) in favore di una versione personale (operazione simile, ma forse meno "aggressiva", a quella di "Il mio Godard").
Dietro la macchina da presa Wright continua un discorso in linea con i film precedenti, estetica pulitissima, fotografia carica, grandissimo utilizzo del sonoro (qui, forse, meno sfacciato che nei precedenti, ma non per questo meno importante) e svolazzi impossibili della macchina da presa. Come sempre il controllo dell'autore è totale e si può permettere l'utilizzo di tutta l'enfasi possibile (in fondo si parla della guerra contro Hitler) senza colpo ferire... o quasi. Perché, in effetti, il film sopporta molto le caratterizzazioni, i buoni che si coagulano attorno a un uomo forte, ma insicuro, i passi falsi, la rabbia per l'impotenza e i discorsi che dovrebbero smuovere lo spirito... però crolla orribilmente quando decide di gettare la maschera della verosimiglianza e decide di darci dentro con la demagogia facendo scendere Chruchill in metropolitana; lì avverrà la sequenza più reazionaria e banale del film e il salto dello squalo definitivo, per fortuna è a un passo dalla fine.
Ottima l'interpretazione di Oldman, per l'ennesima volta camaleontico, ma stavolta non solo grazie alla sua capacità di mimetismo con la sola recitazione, ma anche con un trucco pesantissimo (ma impeccabile).
2 commenti:
Sinceramente ho preferito questo a Dunkirk, sebbene non siano film eccelsi nessuno dei due. Questo, in particolare, è salvato da un Oldman grandioso ma Wright ha fatto di meglio.
Ovviamente d'accordo, Wright ha fatto decisamente di meglio; tanto che per me, fra questo e Dunkirk meglio il film di Nolan, riesce a portare il risultato sperato senza strafare, cosa che L'ora più buia non può si può vantare d'aver fatto.
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