(Rosmery's baby)
Visto in Dvx.
Film epocale dalla trama, purtroppo, troppo nota, che si può trovare qui, anche troppo dettagliata.
Pur essendo il film più famoso di Polanski rappresenta però la sua seconda prova di thriller allucinatorio dopo "Repulsion" e il perfezionamento del perturbante da appartamento che sarà il suo stile principale (drammi o thriller ambientati in spazi chiusi e spesso limitati a quello; per chi vuole esempi va da sé citare "L'inquilino del terzo piano", ma fatto salvo gli altri film degli anni '70 sono quasi tutti da camera).
Il film riesce a sbandierare il suo satanismo quasi subito in maniera sfacciata (i precedenti avvenuti nella casa nuova) immergendoli in un contesto borghese classicissimo e depotenziandoli del tutto. Questa sarà solo la premessa. Polanski giocherà tutto il tempo per accumulo di tensione partendo da livello volontariamente azzerato.
L'effetto sarà di lentezza iniziale, ma di costante incremento fino al parossistico finale (dove la tensione viene sciolta dall'eccesso di pericolo).
Se in "Repulsion" Polanski giocava a creare tensione con il sonoro, qui lavora molto di immagini; pur mostrando degli occhi satanici (dettaglio inutile) la vera ansia arriva con l'inquadratura sfocata di un uomo col soprabito di un certo colore o con il primo piano di un armadio, lavorando sul significato dei dettagli fin dall'inizio e seminando "cose" che verranno di volta in volta riviste sotto un'ottica nuova.
Il film riesce anche a creare uno scarto rispetto ai soliti thriller per la protagonista, non una scream queen che tenta una costante fuga inefficace, ma una madre che da metà film in poi si rivelerà volontariamente coinvolta per cercare di sapere che ne è stato del pargolo, un personaggio vittimizzato,ma autonomo, impaurito, ma cosciente della propria situazione (beh, da un certo punto in poi).
Film ancora efficace a distanza di anni per chi avrà la pazienza di farsi guidare con calma dal regista.
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