Visto in Dvx.
Un documentario su Nick Cave, che non ne ripercorre la storia, ma lo affianca durante la registrazione dell’allora nuovo album (Push the sky away) infarcito di considerazioni personali sulla musica, la vita, la memoria.
Di fatto questo non è un documentario, ma
un film di pura fiction con molti personaggi che interpretano sé stessi. I
registi infatti costruiscono scene impegnative, richiedono determinati
movimenti e posizioni agli “attori”, creano una fotografia satura bellissima,
ma soprattutto creano location che interpretino il personaggio e ne parlino. In
questo senso è magnifico l’ufficio di Nick Cave.
A conti fatti, più che un film sulla
musica, questo è un film sulla memoria e il lavoro visivo (e cinematografico in
genere) fatto per rappresentarla o avere la scusa di parlarne è encomiabile: “l’intervista”
tenuta dallo psicoanalista che ripercorre i ricordi del cantante; le opinioni dei
vecchi amici che vengono mostrati come fantasie di Cave mentre guida (una delle idee migliori); ma
soprattutto l’archivio dei ricordi.
Un’opera colossale che dice molto di più
di quanto non venga espresso con i lunghi dialoghi, riesce ad avere picchi di
surrealtà (con Warren Ellis) e di immagine iconiche... tuttavia può facilmente deludere i fan che otterranno poche informazioni, ma soprattutto deluderà chi si aspetta un film (o un documentario) vero e proprio; se si ha la pazienza di vederlo, però, si avrà un dei documentari più belli e più strani.
Nessun commento:
Posta un commento