(AKA Searching for Ingmar)
Visto in aereo, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Il film inizia con la Von Trotta nella location della prima sequenza de "Il settimo sigillo" che ripercorre a memoria scena per scena quell'incipit. Il film inizia quindi con una regista che descrive l'opera di un regista dal suo punto di vista, non tecnico, ma emotivo.
Il documentario poi si sposta su un piano di genere; pochi registi hanno avuto un rapporto così stretto con le attrici feticcio delle loro opere e la Von Trotta fa parlare le dirette interessate su Bergman.
Infine la regista cerca di gettare un ponte fra il regista svedese e i nuovi (?) volti della regia internazionale.
Per me questo documentario piuttosto scontato nella messa in scena (campi lunghi con la regista come narratore e poi interviste a mezzo busto inframezzate a porzioni di film) semplicemente non sa che strada prendere. Parte dalla descrizione emotiva di quello che può essere il cinema di Bergman, ma la abbandona per il racconto del personaggio (indubbiamente interessante) fatto dalle attrici (dunque limitato) con qualche curiosità interessante; infine cerca l'apertura contemporanea, ma per farlo imbarca registi giovani e interessanti, ma che sono di seconda fascia e hanno ancora molto da dimostrare (discorso che non vale per Assays), niente di grave in questo, ma un pò poco per parlare di un lascito tangibile.
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