(Id.)
Visto in tv.
Ultimo capitolo della trilogia di Sibilia che conclude il ciclo in grande stile.
Cominciando esattamente dove finiva il precedente e mostrando nuovamente alcune sequenze del secondo capitolo che, là, risultavano un poco slegate, il film riparte sul già noto nella trama, ma fa un salto importante nel tono. La comicità rimane, ma viene molto ridimensionata e nella seconda parte sostanzialmente abolita a favore di un film un poco d'azione (decisamente meno dinamico del precedente) e molto di tensione.
Altro grande cambiamento è lo status dei suoi protagonisti. Indubbiamente rimangono gli stessi sfigati dei due film precedenti, ma in questo sono efficienti e ben organizzati nonché aiutati dalla fortuna, in una parola diventano eroi. Ecco, la differenza principale con il resto della saga è tutta qua; i primi due capitoli erano commedie all'italiana, con dei perdenti che ci provano e falliscono (calati in una critica sociale divertente), qui diventano eroi che salvano il mondo (e la critica diventa più marginale e... populista). Niente di grave, ma il genere ha un piccolo scarto che spiace a me personalmente, ma non fa perdere nulla in godibilità.
Per il resto il lavoro di regia rimane sostanzialmente identico, mentre la trama deve necessariamente ritornare sugli eventi passati per incastrarli (un buon lavoro), ma soprattutto deve gestire ancora una volta un cast corale enorme (si aggiunge di nuovo Marcorè) in maniere equilibrata lasciando molto spazio a Leo nel finale. L'esercizio circense riesce miracolosamente alla perfezione. Fatto salvo il finale tutto in mano al protagonista principale (come è giusto per concludere la trama orizzontale) il resto, a partire dall'incontro nella doccia, il piano di fuga, la metropolitana e l'ingresso alla Sapienza è un incredibile capolavoro di scrittura dove c'è spazio per tutti in maniera quasi identica (per realizzarlo si è dovuto ridimensionare l'ottimo Fresi che era il coprotagonista principale dei film precedenti).
Ovviamente non è il migliore della trilogia, ma è una chiusura che nond elude le grandissime premesse iniziali. Non male.
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