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Visto su Netflix, visto in lingua originale sottotitolato.
Un documentario fatto dal regista de "L'esorcista" su un vero esorcista (il noto, in Italia, e buffo, padre Amorth) non può non attirare l'attenzione.
Si compone di una parte iniziale in cui Friedkin ripercorre le location del suo stesso film, passa quindi a descrivere sommariamente Padre Amorth, descrive e riprende un caso di esorcismo (la signora in questione riferisce che le capitano spesso delle piccole sfighe e che quello è segno di possessione); si sposta poi in giro per il mondo a sentire le opinioni di molti neurochirurghi sul video dell'esorcismo (che giustamente non sanno cosa dire non essendo materia loro) e di alcuni psichiatri (che invece spiegano abbastanza nei pochi minuti a loro concessi), poi un altro paio di interviste a vescovi e scrittori circa la presenza del maligno...
Inutile nascondercelo, il documentario è deludente. Non c'è nulla di interessante nella sua realizzazione. Friedkin è un grande regista di corpi umani che usa, abusa e sfrutta in ogni suo film; qui però non c'è nulla di tutto questo, non c'è nessuna idea di regia che vada oltre il documentario televisivo più banale con il solo protagonismo del regista a rendere l'impianto più "moderno" (se questo si possa definire ancora moderno è tutto da discutere).
Dall'altro lato non è neppure chiaro l'obiettivo nel contenuto del documentario. Chiaramente verto attorno alla figura di Padre Amorth, che però ne viene fuori a metà; poco raccontata la sua vita e il suo personaggio. Viene spiegata la grande impressione che provoca su Friedkin, ma non viene mostrata né motivata, di fatto è solo il regista che dice (a parole) che è un grande e tu gli devi credere.
Non c'è un focus vero sull'esorcismo (che è, come prevedibile poco interessante) e c'è solo un accenno di indagine sull'argomento portata avanti da alcuni addetti e da molti chiacchieroni.
Complessivamente è solo il documentario delle vacanze di un regista ossessionato dall'occulto.
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