Visto in DVD.

La prima cosa che ho notato è il tono con cui viene trattato l’argomento. Per Fassbinder il cinema è un problema, una fonte d’ansia, un insieme di personalità che si scontrano, si uniscono, si lasciano freddamente e che cercano (nella migliore delle ipotesi) di fare il loro lavoro nonostante tutto e tutti remino contro. Si insomma, Fassbinder guarda al fare cinema con sguardo dissacratorio e spesso ironico, ma anche sofferente; ben lontano dalla visione Truffautiana di “Effetto notte” in cui il cinema è visto in maniera idilliaca, o ancora alla visione americana in cui l’arte cinematografica è un mondo ironico e piccolo piccolo, ma assolutamente non sofferto come alla maniera del regista tedesco.
Detto ciò il film è molto più contenuto a livello di regia, meno idee diverse, ma molti carrelli continui che identificano perfettamente gli spazi interni e la posizione dei vari personaggi fra di loro. Il problema è sempre lo stesso, la sceneggiatura intellettuale e pretenziosa (anche se all’inizio si gingilla tanto nell’ironia/autoironia delle sceneggiature intellettuali e pretenziose) che sfocia, a mio avviso, in maniera eccessiva nel cazzeggio mentale. Inconcludente, piuttosto noioso e con scene completamente disgiunte le une dalle altre.
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