Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in spagnolo.
Un uomo condannato di uxoricidio fugge dal carcere e viene accolto dalla sexy Lauren Bacall che semplicemente lo crede innocente, poi l’uomo fugge di nuovo da un amico, incontra un tassista connivente che lo porta da un amico chirurgo che gli fa una pesante operazione di chirurgia plastica per farlo assomigliare a Bogart. Tornato dalla Bacall (perché era un peccato lasciarla da sola) dovrà affrontare un ricattatore che sa tutto di lui e pure la donna che durante il processo fu una veemente accusatrice…
Che film improbabile, parte con
30 minuti buoni di soggettiva per non mostrare mai il volto del protagonista
(che comunque si vede in foto poco dopo), ottenendo l’irritante effetto
straniante del contemporaneo “Una donna nel lago”. Poi ci sono altri 30 minuti
buoni in cui Bogart recita con il viso coperto dalle garze e senza parlare mai.
Solo nell’ultima mezzora Bogart fa la sua comparsa in maniera totale…
Che dire, le scelte stilistiche
sono contestabilissime e rendono il film più gravoso di quanto non sarebbe
stato altrimenti, ma la trama è pure sofferente di una certa indecisione di
genere, il film parte come un dramma da camera su di un uomo innocente
perseguitato dal destino (una sorta di film alla Fritz Lang, ma all’acqua di
rose) per poi sfociare in un noir vero e proprio.
A mio avviso il film soffre
tantissimo di queste scelte opinabili e il vero motivo di interesse per
guardarlo oggigiorno è la coppia Bogart-Bacall per la terza volta insieme;
tutto il resto è un pesante tributo all’incertezza (con alcune buone idee).
Nessun commento:
Posta un commento