Visto in DVD.
La storia del declino di Thomas More, della sua rigida opposizione al desiderio del re di piegare le regole al suo volere e la fedeltà verso una fede personale decisamente più importante degli impegni di stato o religiosi.
Non avrei detto che nel mondo
anglosassone sarebbero stati disposti a realizzare un film dove l’immobilità di
More fosse presa ad esempio come insistita protesta non violenta verso chi
cerca di piegare la libertà individuale.
Detto ciò il film è decisamente
ben realizzato come messa in scena, con una sequela di attori di grandi
capacità un po’ in tutti i ruoli (dal mastodontico Welles come vescovo
dell’incipit ad un giovane John Hurt), la trama è ben costruita con grandi dialoghi
profondi e sempre interessanti… però Zinnemann si limita a fare bene i compiti e
non vuol fare di più. La libertà visiva di Un “Mezzogiorno di fuoco” è
totalmente assente e quella grandiosa ambiguità è andata perduta del tutto, qui
tutti sono decisamente buoni, decisamente cattivi o decisamente traditori,
tutti fanno grandi discorsi e tutti sanno già come andrà a finire.
Un buon affresco storico (più o
meno credibile), ma senz’ anima.
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