(The shop around the corner)
Visto in Dvx.
Due commessi dello stesso negozio intrattengono fra loro una relazione epistolare; nella vita vera però si odiano apertamente. Lui capirà che la donna a cui scrive è lei e cercherà, timidamente, di risolvere la situazione. Nello stesso momento il proprietario del negozio scopre il tradimento della moglie. Attorno a loro si muovono gli altri dipendenti.
Commedia dolce di un Lubitsch che conduce una trama impregnata di Frank Capra. Si muove fra buoni sentementi in una famiglia allargata (il negozio) dove ognuno può essere burbero, ma senza cattiveria (...beh non proprio tutti). Fosse solo questo però sarebbe stucchevole (non si può fare un film alla Capra pensando che siano solo i buoni sentimenti a fare il lavoro).
Nella sceneggiatura il film si muove fra dialoghi scritti splendidamente (salvo quelli fra i due protagonisti quando ci provano), veloci e ben costruiti come in una screwball comedy.
Nella regia Lubitsch lavora sul non mostrare (o sul mostrare indirettamente); lo sventato suicido visto con la pallottola vagante, il fattorino promosso che racconta la storia ai colleghi con due telefonate (a persone che non centrano nulla), il primo dialogo fra i protagonisti in cui lei chiede un lavoro; tutto fatto in maniera indiretta bypassando il rischio della ripetitività (con altri film dello stesso tipo); in più ci sono alcuni ottimi utilizzi della macchina da presa (qualche movimento, alcune splendide inquadrature come la cassetta della posta vuota vista da dietro).
...e poi sotto sotto non è così politicamente corretto visto che lei si deprime quando scopre che il suo amante sconosciuto potrebbe essere calvo e sovrappeso (oltre che senza un lavoro)...
PS: il film, arrivato in Italia durante la guerra, è ammazzato da un doppiaggio fatto da italoamericani che non sapevano perfettamente la pronuncia e per bilanciare hanno deciso anche di non recitare.
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