Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato in inglese.
La vita di un bambino sopravvissuto ad un massacro da parte degli indiani da cui verrà adottato; da ragazzo sopravviverà a un attacco da parte degli statunitensi e verrà riportato alla civiltà; la sue esistenza sarà un continuo cambio di residenza fra questi due mondi, fino alla battaglia di Little Big Horn.
Uscito lo stesso anno di "Soldato blu", "Piccolo grande uomo" condivide con quello il punto di vista inedito sugli indiani d'America. Non più i nemici senza volto che assaltano le diligenze nei film di John Wayne, ma dei personaggi a tutto tondo, con una certa dose d'attenzione maggiore verso le vessazioni subite. Certo, al giorno d'oggi è quasi banale l'immagine del vecchio capo indiano saggio e bonario, ma è nata in questo anno.
Personalmente non sono mai stato appassionato al genere declinato in questa ottica e ho impiegato molto tempo prima di vedere questo film; ed è stato uno sbaglio. Questo film aveva per me un'aura seriosa ed epica che in realtà non possiede. Questo film è una splendida satira nei confronti dell'epica del west sotto ogni punto di vista; nessuno si salva; da Custer (che è un pallone gonfiato, buffo e arrogante coglione) agli indiani stessi (dove younger bear è il primo nemico del protagonista, ma si rivela un relief comico con picchi di assurdo) tutti sono sfottuti. Viene mantenuta un manto di serietà solo per il vecchio indiano e per i momenti maggiormente crudi del finale; ma fino a quel momento anche i massacri sono fatti con un piglio strafottente (si pensi all'assalto della diligenza iniziale).
Se si considera poi che questo è un film di oltre due ore che scorre senza mai stancarsi, significa che c'è una capacità di raccontare notevolissima; purtroppo Arthur Penn è uno di quei registi che, nonostante diversi tentativi, ho sempre evitato per pure fatalità; ora mi toccherà recuperarlo.
Belle alcune sequenze, soprattutto quelle di sesso (sempre nascosto, come quello della signora Pendrake di cui si vedono solo i piedi o i fade out con inquadrature dall'alto del protagonista che si concede alle tre sorelle della moglie) o di seduzione (tra cui la scena del re-incontro con Mrs Pendrake che cita "Il laureato").
Simaptico, divertente e regge ancora una visione.
Uscito lo stesso anno di "Soldato blu", "Piccolo grande uomo" condivide con quello il punto di vista inedito sugli indiani d'America. Non più i nemici senza volto che assaltano le diligenze nei film di John Wayne, ma dei personaggi a tutto tondo, con una certa dose d'attenzione maggiore verso le vessazioni subite. Certo, al giorno d'oggi è quasi banale l'immagine del vecchio capo indiano saggio e bonario, ma è nata in questo anno.
Personalmente non sono mai stato appassionato al genere declinato in questa ottica e ho impiegato molto tempo prima di vedere questo film; ed è stato uno sbaglio. Questo film aveva per me un'aura seriosa ed epica che in realtà non possiede. Questo film è una splendida satira nei confronti dell'epica del west sotto ogni punto di vista; nessuno si salva; da Custer (che è un pallone gonfiato, buffo e arrogante coglione) agli indiani stessi (dove younger bear è il primo nemico del protagonista, ma si rivela un relief comico con picchi di assurdo) tutti sono sfottuti. Viene mantenuta un manto di serietà solo per il vecchio indiano e per i momenti maggiormente crudi del finale; ma fino a quel momento anche i massacri sono fatti con un piglio strafottente (si pensi all'assalto della diligenza iniziale).
Se si considera poi che questo è un film di oltre due ore che scorre senza mai stancarsi, significa che c'è una capacità di raccontare notevolissima; purtroppo Arthur Penn è uno di quei registi che, nonostante diversi tentativi, ho sempre evitato per pure fatalità; ora mi toccherà recuperarlo.
Belle alcune sequenze, soprattutto quelle di sesso (sempre nascosto, come quello della signora Pendrake di cui si vedono solo i piedi o i fade out con inquadrature dall'alto del protagonista che si concede alle tre sorelle della moglie) o di seduzione (tra cui la scena del re-incontro con Mrs Pendrake che cita "Il laureato").
Simaptico, divertente e regge ancora una visione.
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