mercoledì 27 dicembre 2017

Tanin no kao - Hiroshi Teshigahara (1966)

(Id. AKA The face of another)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un uomo dal volto sfigurato chiede aiuto a un amico psichiatra. L'amico sta sviluppando una sostanza nuova per creare una maschera in tutto e per tutto simile alla pelle umana; ma non lo sta facendo per ricostruire il volto di chi lo ha perso, ma come studio psichiatrico sugli effetti del cambio di identità. L'uomo dal volto sfigurato accetta di sottoporsi all'esperimento.

Almeno terza collaborazione tra il regista Teshigahara e lo scrittore surrealista Abe Kobo.
Come spesso accade in Kobo lo spunto assurdo è solo l'abbrivio per una più profonda speculazione sulla condizione umana o sulla situazione della società giapponese. Inutile voler nascondere l'evidente sottotesto di un popolo che ha perso la propria identità e cerca di riottenere un volto definito prendendo quello di un altro (con esito disastroso); tuttavia l'intento sembra piuttosto un'indagine sul contesto d'identità in generale e i disastri psichici legati al cambio.

Dal punto di vista estetico il film è un egregio figlio del suo tempo; con un gusto per l'estetica asettica, ma costante che raggiunge i suoi apici con i giochi di sovrapposizioni delle pareti trasparenti dello studio medico sui volti, dando vita ad alcuni effetti degni di un'installazione artistica contemporanea.

Dal punto di vista dello svolgimento però il film è affossato da una sceneggiatura troppo seriosa e parlata in cui Teshigahara non riesce a stare a galla garantendo un ritmo di minima e sfociando spesso nello sbadiglio.

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