(Id.)
Visto su Netflix.
Un gruppo di mezzadri d'altri tempi lavora per una nobildonna che va a trovarli periodicamente. La fuga del figlio della signora porterà la modernità nel microcosmo e si scoprirà che i contandini erano sfruttati ai limiti della schiavitù. tornati alla "modernità" dovranno ricominciare da capo, ma non saranno aiutati.
Intriso di un realismo magico di campagna con il protagonista un "semplice" dostoevskiano il film sembra prendere a piene mani dal naturalismo norditaliano alla Olmi. Il tono lieve nonostante tutto ciò che di abietto succede, la dolcezza dei rapporti umani e un passo continuo seppure senza una meta chiara riesce a rendere il film scorrevole e interessante fino alla fine.
Non vengono risparmiate allegorie urlate o ingenuità dimenticabili (su tutte, la musica che esce di chiesa... un poco didascalico direi) e non è chiaro neppure il concetto di fondo (se c'è), ma forse è solo un muovere i personaggi ai limiti di ogni società e farli mantenere in piedi grazie ai rapporti umani. Semplice, ma non semplicistico,l ben condotto e con un cast all'altezza (c'è pure una irriconoscibile Nicoletta Braschi che rimane incapace di recitare, ma è l'unico neo ed è quasi voluto per la parte più inutilmente enfatica).
Buona prova imperfetta che lascia sul fuoco molto materiale che potrebbe essere sviluppato, ma che gioca con le aspettative in maniera vincente (se non si conosce la storia si rimane interdetti nella prima parte) e che con un ritmo lento non annoia mai.
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