(A hologram for the king)
Visto su Netflix.
Uomo in crisi di mezza età viene mandato in Arabia Saudita (una arabia felix senza contraddizioni sociali o scontri di civiltà) per guadagnarsi l'appalto per forniture informatiche in una new town avveniristica.
Dopo il successo di "Cloud Atlas" Tykwer sembra diventare più appetibile e una coproduzione internazionale (compresi gli USA) gli mette in mano un soggetto di Eggers con Hanks come protagonista. Non si può parlare di grande occasione (il regista tedesco ha già portato in scena "Profumo" con uno sforzo produttivo europeo non da poco e lo stesso "Cloud Atlas" era si un film indipendente, ma delle Wachowski con standard elevatissimi), ma sicuramente l'ennesimo tentativo di rilancio internazionale; non si capisce altrimenti che cosa può aver visto in un progetto del genere un regista dinamico e dai personaggi difficoltosi come Tykwer.
Il film è una gradevole commedia leggera di un uomo in crisi che, messo in un contesto per lui alieno lo porta a ritrovarsi e ritrovare un senso nella vita... gradevole, ma piuttosto piatta, senza guizzi, con i soliti inserti di personaggi buffi (il tassita) situazioni paradossali e l'anima gemella che porta il protagonista sulla via della guarigione spirituale.
Tykwer ci prova a sfruttare gli ampi spazi, a costruire immagini sul tema buzzatiano di spaesamento, ma lo fa con poca convinzione e con colori pastello, si spinge a qualche buona costruzione di montaggi nella prima parte del film, ma presto si spegne tutto per diluirsi ulteriormente in un happy ending tanto perfetto e pulito, quanto posticcio. Film evitabile.
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