Visto in VHS.
La Bigelow è una grande regista, e le piace dimostrarlo. Lo fa vedere con un montaggio rapido, immagini virate in blu, in bianco e nero, o dai colori pieni intercalate le une alle altre; con la realizzazione di un film umidissimo e malato già con 2 inquadrature, o con l’occhio sempre intento a mostrare squarci di vita di 4 personaggi senza significato, ma che sommati insieme fanno un’intera galassia di vite e psicologie… però non basta.
Una fotografa deve fare un servizio su un delitto avvenuto un secolo prima su delle isole da qualche parte negli USA, e decide d’andarci con il marito alcoolista e poeta con cui ha dei grossi problemi, il cognato giovane ed ininfluente e la nuova, sexy, compagna di lui che già conosce il di lei marito… peccato che lei, al di la dei problemi personali, abbia anche la malaugurata idea di interessarsi troppo a quell’antico delitto (scoprendo pure come sono andate realmente le cose) e di immedesimarsi troppo…
Il film sarebbe interessante, ma dopo solo mezzora sembra di essere davanti allo schermo da 2 ore. Il film è lento, ma peggio ancora, è pesante e freddo; distaccato e completamente anempatico. Dispiace ciò che succede nel film, ma si rimane indifferenti, non si viene mai coinvolti.
La Bigelow regala classe da vendere, ma dimentica completamente il calore.
PS: sorprendente come il background culture identifichi delle idee come totalmente connesse con determinati ambienti; dopo una sola inquadratura dall’alto sulla nave a vela mi è venuto in mente “Il coltello nell’acqua” anche se è evidente che la Bigelow non ci stesse pensando (non c’è una sola scena costruita in maniera affine al film di Polanski), ma soprattutto ogni volta che vedo un film umido come questo, possibilmente con il mare inquadrato e donne sull’orlo di una crisi di nervi che zampettano sulla spiaggia sento immediatamente suonare la musica di Nyman.
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