(Wai dor lei ah yut ho)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Ad Hong Kong c’è un grosso problema immobiliare, gestioni truffaldine, costo della vita elevato, densità di popolazione inimmaginabile fanno salire il prezzo delle case a livelli vertiginosi, specie nel 2007, prima che la crisi globale trascinasse in basso tutto. Come fare quindi per prendere la casa dei propri sogni? Quella che il nonno sognava? Quella che riscatta un’intera vita? Beh, ammazzando i vicini a uso ridere il prezzo dell’intero stabile non può che diminuire; mi par ovvio quindi che sia d’obbligo ucciderne quanti si riesce e nei modi più efferati vengano in mente.
Quella che sembra la semplice, ma geniale, trama di una commedia splatter è in realtà un dramma. Perché se c’è una cosa bella del cinema orientale è che lo splatter non è relegato solo ai soliti 2 film per nerd del torture movie, ma viene declinato in ogni modo possibile (si veda Buppha Rahtree). Qui il film è a tutti gli effetti un drammone sociale enorme, se non fosse per la scena d’apertura che è una dichiarazione d’intenti (un omicidio/suicidio piuttosto originale, esagerato e cattivo) si potrebbe pure pensare di stare vedendo l’ennesimo film cinese festivaliero. Invece il dramma è affiancato e mai accantonato, dallo splatter che a sua volta non viene mai affossato da una trama troppo noiosa.
Diciamolo subito, il body count è dignitosissimo, soprattutto perché anche la protagonista perde dei colpi (o meglio, ne riceve), gli omicidi sono estremamente fantasiosi e ben curati, decisamente originali in alcuni casi, estremamente pesanti in altri. Lo svolgimento del film viene intercalato con inquadrature della città in piena espansione che la fanno assomigliare ad un giocattolo. In una parola il formato è veramente bello.
Un ensemble che certo non sarà l’invenzione del secolo, ma merita d’essere guardato e merita pure qualche lode.
PS: è anche un film educativo, che mette in guardia verso l’uso nefasto del bong.
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