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Visto in DVD. Qualche giorno nella vita di un gruppo famigliare allargato (Manfredi è il capostipite di una tribù di figli e nipoti e di una selva di “mogli”) che vive nelle baraccopoli fuori Roma. Ovviamente sono tutti personaggi grotteschi fatti di bassezze più che di umanità.
La commedia all’italiana degli anni ’70 è molto diversa da quella precedente; in questo decennio si è persa completamente la speranza (si veda quel Borghese piccolo piccolo che più nichilista di così è difficile), l’acceleratore del grottesco non va più di pari passo con i sentimenti, anzi li doppia superandoli a destra. Questo film non fa eccezione. L’ottimo Scola descrive qualche giorno senza una trama precisa con il solo intento di mostrare uno spaccato orribile, fatto di ogni bruttezza possibile, si concentra con enorme bramosia sulle deformità fisiche e morale dei suoi protagonisti, mostra o suggerisce incesti come se piovesse e sottolinea la cattiveria e l’egoismo del tutti contro tutti fino al didascalismo.
È un peccato perché affogare un film con una trama esile in una marea di ripetizioni non può portare a nulla di buono; certamente il tema colpisce ed è originale, ma è un po’ come nella screwball comedy anni ’30, non possono essere tutti picchiatelli ci vuole qualcuno di normale a far da parametro o il film non funziona. Inoltre la sceneggiatura non permette distrazioni e fa rimanere la storia sempre sullo stesso concetto; ma dopo un’ora e mezza di “quant’è brutta questa e gente e quant’è brutta la società” tutti i pregi passano in secondo piano (e di pregi ce ne sarebbero, dal Manfredi che riesce contemporaneamente ad essere macchiettistico e controllato; ad alcune sequenze d’atmosfera vera come quella della decisione famigliare di uccidere il padre mentre preparano la coratella).
È uno spaccato sociale cattivo e graffiante, ma inconcludente.
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