Visto al cinema.
Al terzo capitolo, la svolta, sotto ogni punto di vista.
Dopo essere giunti in Africa i pinguini fuggono con un aereo tenuto in volo dalla forza di braccia delle scimmie e vanno a Monaco per giocarsi l'oro che hanno trovato; promettono di tornare a riprendere i quattro protagonisti. Non vedendo nessuno dopo molti giorni, i 4 decidono di andarci da soli in Europa... a nuoto. Li metteranno a soqquadro Monaco, verranno inseguiti da una animalesca accalappia-animali e fuggiranno in un circo verso l'Italia (dove verrà rubato anche l'anello al Papa); riorganizzeranno gli spettacoli circensi per poter avere successo e cominciare una tournée in America. Riusciranno finalmente a raggiungere New York! ma si renderanno conto che ormai le gabbie vanno strette e preferiranno rimanere con il circo.
Per prima cosa il cambio di prospettiva finale è forse prevedibile durante l'andamento del film, ma rimaneggia completamente quella che era la colonna portante dei primi due capitoli (ma che ora sarebbe stata solo una zavorra); ma soprattutto il film diventa una totale follia dadaista. Tutto è ormai inverosimile, tutto è follia da cartone animato classico (c'è tutta la follia dei corti animati anni '30 e della comicità americana derivante da "Hellzapoppin"), fino all'apice raggiunto dallo spettacolo circense messo in scena dove il film diventa un misto tra il sogno alcoolico di Dumbo e un videoclip anni '80.
L'idea di sterzare verso l'anarchia totale è effettivamente il colpo vincente, rendendo divertente tutto il film e più fresca la storia. Inoltre permette senza problemi una serie infinita di seguiti.
Forse quello che più sorprende è che Madagascar è una delle poche serie (di cartoni, ma anche di film in genere) che è costantemente migliorata seguito dopo seguito.
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