Visto in Dvx.
Un regazzino di buona famiglia con la
fissa della telecamera invita una regazzina che non conosce a mangiare la pizza
a casa sua, visto che i suoi non ci sono. E li, le solite cose, ci si conosce,
si mangia la pizza, si apre il cuore di fronte alla sconosciuta, la si uccide. La
cosa più ovvia è quella di nascondere il cadavere nell’armadio. Quando mamma e
papà tornano si aspetta un paio di giorni per dirglielo (così la carne si
frolla) e questi medio borghesi annoiati trovano corretto far sparire il
cadavere e portare il figlio in vacanza in Egitto per una settimana per vedere
se le acque s’agitano oppure no. Al ritorno (SPOILER ALERT) il regazzino si
dice “stronzata più stronzata meno incastro i miei genitori per il delitto
commesso”.
Film di Haneke ben prima della fama in
cui il regista già comincia a trattar male i suoi personaggi. Come al solito c’è
il gelo e il film è formale e spietato. Come sempre nulla viene spiegato e
rimane silenziosamente immotivato ogni gesto del giovane protagonista (l’omicidio
viene compiuto con un misto di fatalità e freddo menefreghismo).
Di fatto il film è effettivamente
sulle solite derivazioni di Haneke e affascina per lo stesso senso di
straniamento delle sue opere successive (anche se qui la fotografia non ha la
grazia dei suoi ultimi film) però giunti alla fine ci si chiede esattamente
quale fosse il senso; è una critica alla società borghese che giustifica tutto
(purché sia il proprio figlio a farlo)? Oppure una critica al capitalismo (dato
il continuo riferimento all’economia e al guadagno)? Oppure è solo una storia
di quotidiana spietatezza condita con la giusta dose di omertà attiva? Si arriva
alla fine del film non troppo annoiati, eppure non si capisce dove voglia
andare a parare.
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