Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Gli indonesiani lo fanno meglio;
il film d’azione. Direi che negli ultimi anni gli unici che li battono sono i
thailandesi (e si, mi sto riferendo alla coppia Pinkaew/Jaa).
Detto ciò, la trama. In un
palazzo ci sta il capo dei cattivi e tutto il palazzo pullula di cattivi, un
commando della polizia cerca di fare irruzione e dopo aver finito di proiettili
saranno pacche che volano. Direi che la trama è tutta qui, ma è già
sufficiente.
Il film dopo assere partito bene
come film d’assedio cambia radicalmente e si trasforma in una fuga con diverse,
lunghe, sequenze di arti marziali.
L’essenzialità della trama, i
personaggi simpatici (le spalle del cattivo più che altro), la flebile
sottotrama di doppi giochi e tradimenti, gli spazi angusti ben utilizzati e il
gioco del gatto col topo rendono il film veramente all’altezza di ogni
produzione americana. Ma ciò che fa la differenza sono le sequenze d’azione, da
urlo quella contro la banda con il machete dove viene fatto di tutto, con una
bellezza e una facilità impressionante e dove Evans (il regista) fa miracoli
con la macchina da presa. Davvero la regia dei film d’azione di solito si
limita a rendere chiaro quello che si vede e questo è sufficiente salvo alcune
eccezioni notevoli (il già citato Pinkaew o la scena della lotta col martello
di “Oldboy”), qui invece Evans ha l’idea più ingenua e geniale di sempre,
segue ogni colpo, inclinandosi, spostandosi e girando seguendo le evoluzioni
del protagonista rendendo il film dinamico e autoriale senza perdere nulla
nella chiarezza.
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