Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato
Un ragazzo con un enorme problema di
ansia e di socialità vivacchia lavorando in un ufficio asettico dove il suo
unico amico è il suo superiore. Tra crisi superate a fatica pranzi in solitudine tira avanti. Un giorno
compare una ragazza che sembra interessarsi a lui, dapprima solo per amicizia,
poi da cosa nasce cosa… ma la psicosi del protagonista riuscirà essere
trattenuta solo fino ad un certo punto.
Film di Green in coppia con il
protagonista Moore, esteticamente impeccabile; fotografia perfetta, fredda e
distaccata, luci gelide e tutto il corredo di costumi e location di
conseguenza.
Detto ciò, per il resto, è un film fatto
tutto di faccette da pazzo, autismo, monosillabi bofonchiati, arte nell’accezione
più snob; in una parola un’idea di plot piuttosto banale che gioca fra la
realtà e la finzione fin dall’inizio in maniera sfacciata; a tal punto che fin
dall’inizio ci si chiede quale delle due ipotesi più ovvie si sceglierà per il
finale… la cosa buffa è che alla fine vengono scelte entrambe. Complessivamente
esagerato nell’interpretazione e nella storia, oltreché nella regia…
La regia non è originale, ma ravana nel
già visto nel genere horror con la sapienza di chi ci prova a costruire un buon
prodotto; niente di fenomenale, ma giochi di fuoco e fuori fuoco, macchine a
mano, dettagli del protagonista, vengono usati quando servono, ma anche quando
francamente se ne potrebbe fare a meno. Un ritmo un poco fiacco conclude il
tutto.
In una parola; non è il film che ti
cambia la serata, ma la fa passare bene.
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