(All that heaven allows)
Visto in Dvx, in lingua originale.
Una donna, borghese e amaramente felice, che abita in un paese dai colori pastello con due figli giovani, ma già saccenti, si innamora dell'impassibile giardiniere. L'amore corrisposto la porterà ad accettare la proposta di matrimonio del giovane, ma le conseguenze sociali saranno enormi, la famiglia la lascerà sola e lei deciderà di mollare il giovine. Ma poi la malattia (l'equivalente in un melodramma della magia in un film Disney) li farà riavvicinare, lei se ne fregherà delle regole sociali e l'amor trionferà.
Questo è il mio primo film di Sirk; finora li ho evitati accuratamente; ma essendo un fan di Fassbinder volevo vedere questo prima del remake "La paura mangia l'anima".
Quello che posso dire è che... tutto sommato non mi è dispiaciuto. L'irritante borghesia americana anni '50, la trama ovvia fin dall'inizio con un finale telefonato, l'ambiente che è la base da cui Burton ha tirato fuori (in versione ironica) il paese di Edward mani di forbice, i grandi sentimenti esposti, ecc... Beh tutto questo non mi ha disturbato troppo.
Non è il mio genere, ma è un film che si lascia guardare senza problemi.
La regia senza guizzi di un Sirk assolutamente invisibile si tralascia volentieri, ma la fotografia dai colori pastello, gli abiti perfetti e puliti, le location enfatiche sono molto convincenti e si vede che tutta l'arte è stata riversata li, in una versione zuccherosa e a modino della realtà.
La Wyman è assolutamente in parte (anche se mi risulta più giovane di quanto dovrebbe), mentre Hudson è magnificamente mono espressione con una convinzione che farebbe tremare anche John Wayne.
PS: punto in più per u uso della neonata tv come simbolo della castrazione del sistema borghese (e siamo proprio agli albori); punto decisamente in meno per la figlia saputella e irritante.
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