mercoledì 30 novembre 2016

Estasi - Gustav Machatý (1933)

(Ekstase)

Visto in Dvx, in lingua originale.

Una ragazza è sposata con un uomo più anziano di lei... e impotente. Fugge dal matrimonio sfortunato e ripara dal padre. Lì conosce un ingegnere (oddio... non so se è un ingegnere, ma la professione conta poco) di cui s'innamora e con cui ha una soddisfacente relazione. Il marito torna per riprenderla e li scopre con tutte le conseguenze del caso.

Di fatto un film muto. Ci sono alcuni dialoghi, ma di fatto il film si sviluppa senza bisogno di parole, ma con le immagini.

Questo film è qualcosa di grandioso, una regia pazzesca che non lesina dettagli nella costruzione delle scene; movimenti di macchina da presa incredibilmente moderni per quasi tutta la durata; inquadrature costruite su più piani; uso della luce in senso emotivo; soggettive; inquadrature con punti di vista costantemente diversi e un montaggio efficace nel legarle e molti dettagli; ma c'è anche una sequenza di avvicinamento alla finestra illuminata resa con una serie di inquadrature fisse in sequenza.
Da manuale del cinema alcune sequenze. L'incipit con l'impotenza sessuale mostrata con evidenti metafore e la frustrazione di lei palpabile dovuta ai continui contrattempi è fantastica; la sequenza del primo incontro notturno fra i due amanti o quella della morte sono entrambe un capolavoro. Uh, per non citare la sequenza finale in cui il montaggio serrato dà un ritmo incredibile e ci sono le inquadrature letteralmente attaccate agli oggetti. Vabbé direi di fermarmi qui perché rischio di citare l'intero film.

Ma questo è anche il film con la Lamarr nuda (anche se la Lamarr sostiene di essere stata ingannata; doveva essere ripresa con un campo lungo, ma il regista utilizzò un teleobiettivo e lei lo venne a sapere alla prima del film), il primo nudo integrale in un film non porno amatoriale; è il film del primo orgasmo (la cui espressione, sempre la Lamarr sostiene, sia stata ottenuta pungendola con uno spillone). Ma molto più di questi due eventi, questo è un film erotico per come gronda sesso in ogni sequenza; le allegorie sono continue, il desiderio della Lamarr è palese da metà film in poi. Ed è il film che rende iconografica la natura come mezzo per significare/scatenare il desiderio, dai fiori in primo piano alla Malick, agli insetti (che sono i veri specchi dei personaggi interpretando la libertà tarpata, l'imprigionamento del dolore, il sesso appunto e la decisione irrevocabile del finale), nonché i cavalli che sono tra le metafore più sfacciate del film.

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