(The people under the stairs)
Visto in Dvx.
Un regazzino del ghetto viene convinto a rubare in una casa sigillata dall'esterno dove vive una coppia di ricchi pazzi; rimarrà bloccato li dentro e scoprirà di non essere l'unico ad avere difficoltà ad uscire.
Che poi gli si vuole bene a Craven, perché ha avuto un inizio carriera che ha creato uno standard e perché poi ha fatto cose da urlo reinventando di nuovo il genere e rendendolo anche intellettualmente pesante. Poi però ogni tanto da di matto e sputtana tutto. Qui ci sono troppi elementi tutti insieme, cannibalismo, mostri in cantina, genitori psicopatici, una casa-trappola, un pazzo vestito di latex e borchie che spara al soffitto, un bulldog come antagonista principale, porte e pareti fatte di polistirolo... tutto ciò diventa eccessivo quasi fin da subito e considerando che in diverse occasioni il tono è quasi da commedia (i due villain sono delle macchiette).
La cosa peggiore è che Craven sembra incerto sul timbro da dare, continua a cambiare, inizia con un horror classico, passa all'avventura (in salsa horror) per regazzini sul filone ben rappresentato da "I Goonies", poi passa al blando film di denuncia sociale e finisce con un film anticapitalista. Perché? Non li fonde mai insieme, li alterna soltanto riuscendo a rendere insoddisfatto chiunque abbia un'aspettativa seppur minima.
Non c'è mai un brivido vero, non c'è un briciolo di splatter (a chi interessa quell'aspetto), non c'è un'idea innovativa. Un film perdibile.
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