Visto in Dvx.
La rivolta è iniziata, a Katniss non è richiesto di essere parte attiva agli scontri, ma deve esserne il simbolo, deve creare consenso tramite video promozionali e visite "pubblicitarie". Dall'altra parte, però, Peeta, rimasto a Capitol, verrà sfruttato allo stesso modo.
Al terzo capitolo Huger Games decide di pigiare con ancora più forza sulla mitopoiesi e lo fa con un'intelligenza e un'ambiguità ancora superiori a quelle dei primi due film.
Katniss rimane dubbiosa su tutto, titubante nell'accettare gli oneri della fama e a diventare l'emblema della rivolta da lei scatenata. Di fatto la prima protagonista di un franchise milionario ad essere artefice involontaria di tutto e ad essere restia a prendersi le proprie responsabilità.
Inoltre la mitopoiesi passa attraverso ambiguità e patti interni tutta'altro che limpidi, mentre le scelte fatte in nome di un bene superiore vengono chiaramente messe in discussione dalla propaganda di Capitol tutt'altro che infondata.
Allo stesso tempo, questo lungo capitolo fatto di advertising mostra il lato oscuro del marketing, la creazione del nulla in uno studio di posa, lo sfruttamento di simboli semplici e immediatamente riconoscibili, le visite a ospedali o zone di massacri per avere maggior realismo ecc... Un discorso ampio che, anche guardato in maniera molto limitata, quantomeno parla del modo di creare immagini e di fatto del cinema stesso.
A livello estetico si fa un passo avanti verso quell'impronta sovietica nel popolo massa che, curiosamente, viene applicata sui buoni (cosa non scontata per un film USA).
A tutto questo si prosegue con una delle storie d'amore adolescenziale tra le più originali di sempre, mentre al già nutrito cast anti-mainstream si unisce una Julianne Moore non proprio fondamentale, ma che fa davvero piacere vedere in scena. Ovviamente la parte del leone la fa sempre la Lawrence, anche se, in questo episodio, mi è sembrata meno capace che nei due precedenti, ma sempre lavorando a una media superiore a molti suoi colleghi.
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