(El ciudadano ilustre)
Visto in aereo, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Il fresco vincitore del premio nobel per la letteratura si trova in un momento di crisi; riconosciuto il suo valore da parte dell'establishement si sente un autore "comodo" e finito. Comincia a rifiutare ogni impegno finché non gli arriva l'invito da parte del sindaco della sua cittadina natale; un paesino sperduto dell'Argentina. Tornerà e rivedrà le persone conosciute un tempo che si riveleranno sempre più cariche di intenzioni e sentimenti negativi.
Un film tecnicamente ben fatto, ma dalla messa in scena semplice che punta tutto sul tono per dare un significato maggiore a una storia di discesa nell'inferno (dove l'inferno sono gli altri).
Il ritorno nel paese natale è una cavalcata grottesca che inizia con un'auto in panne e uno dei libri del neo-nobel usato come carta igienica; da lì iniza una cavalcata che di comico ha veramente poco, ma di ironia graffiante nei confronti delle persone più (apparentemente) innocenti che sfocia continuamente nel grottesco (già detto, ma va ribadito). Il tono nefasto prosegue verso il dramma quasi inverosimile (il pre-finale mi ha ricordato "The wicker man" per significato) senza che lo strappo fra l'ironia e la tragedia si senta mai, il film scorre perfetto fino alla fine.
Il finale vero e proprio poi getta un'ombra di dubbio su ttuto quello che si è appena visto. Trovata intelligente per chiudere un film difficile da concludere, ma che, sinceramente, non ne aumenta il valore.
Bravo e fondamentale per la riuscita, Oscar Martínez, teso fra una effettiva superiorità e una supponenza fastidiosa, ottimo nel mostrare spaesamento rimanendo, quasi, impassibile.
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