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Visto su Mubi.
Una donna, rifiutata dal promesso sposo per un'inganno della sorellastra si trasferisce al sud dove aiuterà una scuola per bambini afro-americani. tornata al nord a cercare fondi verrà insidiata per poi riuscire ad avere un chiarimento con l'ex amato.
Secondo film (ma il primo di quelli arrivati fino a noi) di Micheaux mostra una tecnica impeccabile, una fluidità nel ritmo e nel montaggio da cineasta esperto che donano al film una godibilità invidiabile. Senza guizzi particolari porta avanti una storia d'amore ostacolato, agnizione e ripensamenti che non inventa nulla, ma si fa ricordare per efficacia.
Unica soluzione particolare la scelta del lunghissimo flashback che si prende la gran parte del finale; una soluzione di sceneggiatura (prima) e di regia (poi) che determina un film nel film, e un improvviso world building non necessario nell'economia della trama.
la recitazione del cast in toto e di alcuni dei personaggi secondari in particolare (il pastore ad esempio) è caratteristica per una minor teatralità di quella dei colleghi dell'epoca, ma una maggior quantità di tic e vezzi.
La presenza di Micheaux nella cinematografia americana è importante per essere stato il primo regista afro-americano.
In quest'ottica la sceneggiatura (scritta sempre da lui) credo sia particolarmente interessante; la gran parte del film è un canovaccio classico, dove il colore della pelle avrebbe potuto essere sostituito senza che nulla venisse modificato nelle intenzioni o nelle scelte dei personaggi; il flashback però riporta tutto nel contesto sociale e politico dell'epoca, mostrando un linciaggio, l'omicidio di un bambino, una donna a cui strappano i vestito e per finire l'impiccagione a scapito di una famiglia afro-americana innocente (con l'unico personaggio grottesco/comico, quello dell'house negro, che nel dramma estremo che viene mostrato risulta particolarmente creepy).
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