domenica 7 marzo 2021

Irréversible - gaspar Noé (2002)

 (Id.)

Visto su Amzon Prime.

L'intera trama è uno SPOILER. Una coppia innamorata e felice si separa durante una festa, ledi vuole tornare a casa prima; nel rientrare verrà aggredita e violentata, il compagno (assieme all'ex di lei) si metterà all'inseguimento del colpevole. Fine SPOILER.

Arrivo a vedere questo film di Noé (che lo fece esplodere a Cannes) recuperando la sua filmografia a ritroso; quindi al di là dell'ovvio e cretino parallelo con il film stesso, posso dire di trovare in questo film il solito Noé, ma mettendolo in prospettiva posso dire che già nel 2002 c'era in nuce tutto quello che sarebbe venuto dopo, almeno finora.

Noé è un ottimo regista, ama gestire ogni scena con una mano pesantissima e ogni film con un'idea chiara di quello che l'occhio dello spettatore dovrà vedere e di come vederlo. Per farlo fa un utilizzo estremo dei piani sequenza, macchina da presa a mano e sfrutta un andamento cronologico dei fatti ritagliato sulla trama (pedissequo in "Enter the void" e "Climax", completamente casuale in "Love").

Qui c'è tutto questo. Il film è suddiviso in sequenze realizzate in piano sequenza con macchina amano che segue i protagonisti. Le sequenze sono inanellate con un andamento a ritroso; si comincia con la caotica fine della vicenda, si procede a ritrovo fino alla scena centrale (la nota scena dello stupro della Bellucci, unica scena con molti minuti di immobilità della mdp) e retrocede per mostrare com'era la vita della coppia prima di quell'evento devastante.

La realizzazione è buona, molto, ma, come spesso in Noé, più compiaciuta di sé stessa che utile alla trama. Le sequenze sono male organizzate in termini di minutaggio, utili solo a dare sfogo a saggi di bravura che a veicolare messaggi. La struttura a ritroso della storia ha i suoi vantaggi (la lenta scoperta di quanto avvenuto) che però finiscono la scena centrale, nella seconda metà prendo il sopravvento gli svantaggi, che sono l'anticlimax per eccellenza (nel finale ci sono idee che avrebbero reso ancora più pesante la già atroce scena centrale, ma che non vengono sfruttati a dovere venendo dopo i fatti salienti). Infine i dialoghi, l'eterno problema di Noé che non si rassegna ad essere solo regista e vuole metter emano anche alla sceneggiatura, qui per fortuna sono solo inutili o troppo lunghi, non imbarazzanti come in "Climax".

In poche parole, un concentrato di tutto quello che si ama e che si odia del regista, supportato da una Bellucci sul pezzo e da un Cassel credibilissimo.

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