Visto al cinema.
Un gruppo di laureti precari o lavoranti in nero si associano per mettere sul commercio una droga tecnicamente legale e spacciarla nelle discoteche romane. Il piano funzionerà perfettamente finché non si monteranno la testa per l'enorme quantità di denaro e finché non pesteranno i piedi allo spacciatore della zona.
Un film dai colori acidi e saturissimi; una macchina da presa mobile, a volte a mano senza essere mai fastidiosa. Una conduzione del cast impeccabile (composto da una serie di facce da comprimari perfette, dove su tutti spicca Fresi, mentre il cameo di Marcorè mi è risultato fuori luogo), la scelta di location insolite ed estremamente belle e una colonna sonora di livello.
Ma al di là di tutti i meriti tecnici, il film è divertente. Anzi, il più divertente fra i film comici che abbia visto nell'ultimo periodo (termine generico perché non saprei quantificare). Si ride tantissimo con situazioni paradossali, un poco di slapstick e battute vere e proprio, con un cast dai ritmi perfetti e dalla fisicità impeccabile (ecco che ritornano i meriti di Fresi). Nella seconda parte il ritmo comico un poco cala; ma quello che non cala è il tono del film.
Si perché uno dei grandi problemi delle commedie italiane è la voglia di riconciliazione a tutti i costi, quella sorta di happy end in cui tutto arriva non solo a buon fine, ma ad una soluzione di stabilità molto alla tarallucci e vino. Qui no. Qui la situazione paradossale acquisisce una sua staticità nel finale sempre nella sua surrealtà; nessuno vince, ma tutti sfruttano la situazione che si è venuta a creare ed accettano (esattamente come facevano prima) la loro precarietà.
Applausi inoltre per il poster dedicato agli incassi a sorpresa che sfotte Nynphomaniac...
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